venerdì 20 dicembre 2013

Segnali di Fumo: Le Storie 15 I fiori del massacro


Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Andrea Accardi
Copertina: Aldo Di Gennaro
Prezzo di copertina: € 3,50
Dicembre 2013
Sergio Bonelli Editore

Roberto Recchioni sta cambiando la Bonelli. Non solo nella forma (attraverso nuovi modi di comunicare e promuovere i propri prodotti) ma anche nella sostanza. Questa sua seconda prova sulla collana “Le Storie” ne è la dimostrazione.
La dimostrazione che anche gli italiani sanno raccontare storie in un certo modo, più ancorato alle tradizioni americane e asiatiche che a quelle nostrane. Sapendolo fare meglio.
La trama, parlo per mio gusto personale, è meno affascinante rispetto alla precedente storia (la redenzione del samurai) ma comunque parliamo di un signor racconto.
I dialoghi sono ridotto all’osso, l’intreccio è semplice, crudo e diretto. Ma a farla da padrona, a veicolare le emozioni sono l’atmosfera e lo stile.

Una resa finale superba, possibile solo perché c’è una grande intesa e una grande fiducia nei mezzi dell’illustratore. Andrea Accardi con questa prova dimostra che è possibile migliorare anche ciò che è già perfetto.

mercoledì 18 dicembre 2013

Diaframma - Preso nel vortice


E' uscito "Preso nel vortice" nuovo disco dei Diaframma, pseudonimo di Federico Fiumani, uno dei mitici protagonisti di quella corrente irripetibile che fu la scena underground fiorentina degli anni '80.
Qui la mia recensione del disco che ho scritto per Mag Music, uno dei lavori più onesti e sinceri che abbia ascoltato in questo 2013 che volge quasi al termine.


lunedì 16 dicembre 2013

Mutati dal fuoco dell'anima: intervista agli Anhima


Dopo l'ascolto di 18Anhima, l'album che ha interrotto un silenzio discografico lungo 13 anni (qui la recensione), ho avuto l'opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Daniele Tarchiani, frontman della band fiorentina.
L'intervista è stata pubblicata sempre da Mag Music e la trovate qui.
Nel frattempo, per chi non avesse ancora ascoltato il disco, ecco il video di "Orgoglio Punk", uno dei 5 inediti contenuti nella raccolta.

giovedì 12 dicembre 2013

Segnali di fumo: Dampyr n° 165 - La fine della caccia


Soggetto e Sceneggiatura: Claudio Falco
Disegni: Giuliano Piccininno
Copertina: Enea Riboldi
Prezzo di copertina: € 2,90
Dicembre 2013
Sergio Bonelli Editore

L'annata 2013 a mio parere non passerà alla storia come una delle migliori per la testata dell'ammazzavampiri bonelliano.
Un anno che ha visto un rendimento altalenante dello scrittore principe della testata (nonché co creatore) Mauro Boselli, un ritorno non certo esaltante dell'altro papà del personaggio, Maurizio Colombo e con gli altri sceneggiatori dello staff ancora in cerca di una propria identità e di una chiave di lettura della testata.
L'albo che chiude l'anno è un po' lo specchio di quanto sopra citato.
Non è una brutta storia, anzi. Recupera uno schema tipico dei primi numeri della serie, con Harlan, Kurjak e Tesla sulle tracce di un Maestro della Notte fino alla battaglia finale.
Schema classico dicevo. Pura avventura che ridà un po' di ossigeno alla testata ma che, allo stesso tempo conferma una crisi di innovazione.
Il dottor Falco fa un ottimo lavoro. Unisce due vicende della vasta continuity dampyriana, dando finalmente un volto, un nome e una motivazione ad un Maestro finora rimasto nell'ombra.
E lo fa imbastendo una storia scorrevole e piacevole da leggere.
Ma senza osare più di tanto.
Il piatto forte sono i disegni di Piccininno, autore della sua migliore prova di sempre.
In giro ho letto (non trovando conferme dal diretto interessato) che questo è l'ultimo lavoro del buon Giuliano sulla testata.
Quindi la si può vedere come il canto del cigno dopo 13 anni di onorato servizio, in attesa di approdare verso altri lidi (in questo caso, la collana "Le Storie" secondo i rumors provenienti dal forum di Dampyr).
Dal mio punto di vista registro il rammarico per un'altra defezione del nucleo originale dei disegnatori, un altro dei miei preferiti. 
Ma comprendo la voglia e la necessità di nuovi stimoli dopo tutti questi anni.
Quindi, com'era valso per Stefano Andreucci e Maurizio Dotti, auguro un grossissimo "in bocca al lupo" anche a Piccininno per il proseguo della sua carriera.
Consapevole che per un'artista che va via, una batteria di nuove leve è pronta a dare la propria interpretazione del personaggio e dei suoi comprimari.
Si inizia il mese prossimo con la bravissima Silvia Califano, proveniente dalla quarta stagione di John Doe dell'Editoriale Aurea.
Spero che questi nuovi arrivi stimolino anche gli sceneggiatori per riportare la testata ai livelli qualitativi alla quale ci ha piacevolmente abituato in passato.

giovedì 5 dicembre 2013

Segnali di fumo: Diabolik n° 12/2013 - Ricatto senza fine



Soggetto: Tito Faraci - Mario Gomboli
Sceneggiatura: Diego Cajelli
Da un'idea di Angelo Palmas
Disegni e Copertina: Enzo Facciolo
Elaborazione digitale e Colorazione Copertina: Paolo Tani
Dicembre 2013
Prezzo di copertina: € 2,20
Astorina


Bel numero. Non sono un fan sfegatato delle trame di Faraci ma devo dire che in questa storia è riuscito a sorprendermi.

SPOILER
Merito di un intreccio all’apparenza banale e dal sapore del già visto (trovo vecchio il modo di narrare in flashback con la soggettiva del narratore che parla a se stesso, cosa che avviene ben due volte!), ribaltato da un doppio twist nel finale.
Peccato che il primo, la vera identità del Nero sia stato spoilerato in maniera ingenua dalla copertina ma, quando arriva Ginko è l’apoteosi con la classica scena dello stallo che fa alzare la tensione a mille.
Proprio la suddetta scena, però poteva venire meglio secondo me. Cajelli ha scritto come sempre una sceneggiatura con brio e ritmo, e dialoghi superiori alla media del sopra citato Faraci. Però in quella scena cade nel tranello dello spiegone, mettendo in bocca ai personaggi parole superflue che sottolineano l’evidenza, ovvero ciò che le magnifiche vignette di Facciolo descrivevano alla grande.
FINE SPOILER

Ultimo appunto all’elaborazione digitale di Tani. Non sono contro a certe tecniche moderne ma la scritta sulla volante della vigilanza di Burns è inguardabile.

lunedì 2 dicembre 2013

Segnali di fumo: Saguaro n° 19 - FBI Academy


Soggetto e Sceneggiatura: Bruno Enna
Disegni: Davide Furnò e Paolo Armitano
Copertina: Davide Furnò
Prezzo di copertina: € 2,90
Novembre 2013
Sergio Bonelli Editore

Che numero! Che numero! Che numero!
Ritorna Bruno Enna ai testi dopo il buon esordio di Mignacco e la continuity fa un balzo carpiato in avanti di un livello allucinante.
Quella che dalla sinossi sembrava un banale caso di omicidio si trasforma in una scintilla che accende la miccia di una dinamite che sconquasserà tutte le certezze della serie.

SPOILER
Alzi la mano chi, dopo questo numero non nutre mille dubbi sulla figura di Clive Waters.
Tutto questo senza contare la sottotrama del padre di Thorn, alla quale si aggiungono altri inquietanti tasselli.
FINE SPOILER

Finalmente vediamo Furnò occuparsi anche dei disegni (anche se in coppia con Armitano) e non solo delle copertine.
E, a parte qualche incertezza sui volti di Thorn e Kay (e forse la cosa è un tantino grave, visto che parliamo del copertinista della serie) ho letto un albo ottimamente disegnato.


Insomma, al di là delle voci sulle vendite basse della serie, a livello artistico lo stato di salute di Saguaro è più che ottimo.

venerdì 22 novembre 2013

Segnali di fumo: Nathan Never 269/270 Sangue nell'arena




Soggetto e Sceneggiatura: Giovanni Eccher
Disegni: Gino Vercelli e Patrizia Mandanici
Copertina: Sergio Giardo (colori: Gianmauro Cozzi)
Ottobre/Novembre 2013
Prezzo di copertina: € 2,90 cad.
Sergio Bonelli Editore

Dopo lo speciale del 2012, per lo scrittore Giovanni Eccher arriva il momento del battesimo del fuoco anche sulla serie regolare.
Un esordio fatto di luci ed ombre. Perché, sebbene la lettura dei due albi sia scorrevole e divertente, segno di uno stile di scrittura dinamico e moderno, la trama richiede una buona dose di sospensione dell'incredulità e zoppica nei passaggi fondamentali dell'evoluzione della storia.
Il talento c'è, bisogna solo prendere confidenza con il mezzo "fumetto" , con le ambientazioni e con i personaggi della serie.

Graficamente invece le due storie sono tra le migliori dell'ultimo anno. Nella prima parte Gino Vercelli si è occupato delle matite e Patrizia Mandanici delle chine. Mentre la seconda parte è interamente disegnata dalle sapienti mani sempre della Mandanici.
Un ottimo lavoro che, secondo me riesce a coniugare personalità e resa tecnologica, fondamentale per una serie fantascientifica.

Come ottimo è il lavoro di Sergio Giardo alle copertine (colorato da Gianmauro Cozzi) che continua a percorrere la strada di uno stile pulito e classico senza scimmiottare i suoi predecessori.

NdR Copyright delle immagini degli aventi diritto

giovedì 21 novembre 2013

Segnali di Fumo: New Avengers Memento Mori


New Avengers n° 1/6
Gennaio/Maggio 2013
(pubblicati su Iron Man & New Avengers n° 2/7
Giugno/Novembre 2013 € 3,50 cad.)
Soggetto e Sceneggiatura: Jonathan Hickman
Disegni e chine: Steve Epting
Chine: Rick Magyar
Colori: Frank D'Armata
Copertine: Jock
Panini Comics su licenza Marvel Comics

Ancora tempo di recensioni "Marvel Now!", il rilancio collettivo dell'universo Marvel avvenuto nel 2013, di cui avevo già parlato qui e qui.
Sotto la lente di ingrandimento, stavolta finisce la terza serie di "New Avengers".
Ha ancora senso una denominazione del genere dopo gli eventi di "Assedio" e "AVX"? Secondo me no. E infatti il titolo è solo di facciata perché i protagonisti della serie non sono altro che gli Illuminati.
Essi sono una delle più felici intuizioni della gestione quasi decennale dei Vendicatori ad opera di Brian Michael Bendis. Una congrega dei più potenti (dove per "potenti" non intendo i superpoteri, ma il peso e l'importanza che essi hanno) super eroi dell'universo Marvel che, nel corso degli anni si riunivano in gran segreto  per decidere le sorti della propria comunità e del destino del pianeta terra.
Ad occuparsi della testata il nuovo deus ex machina dell'universo vendicativo Jonathan Hickman, reduce dal grosso successo di pubblico e critica avuto su "Fantastic Four/Future Foundation", in coppia con Steve Epting.
E non a caso, in questa nuova avventura si vede affiancare lo stesso disegnatore.
In questo primo ciclo narrativo lo scrittore conferma la sua fama di grande tessitore di trame dal sapore cosmico e fantascientifico.
I Vendicatori sono, per definizione, gli eroi più potenti della terra. E gli Illuminati sono la cabala segreta pertanto, per richiedere il loro intervento, la minaccia dev'essere la più grossa possibile: il multiverso sta morendo, le varie terre parallele si scontrano tra loro, annientandosi a vicenda.
Purtroppo la saga ha in se tutti i difetti della metodologia di narrazione odierna dei comics americani. Fortemente decompressa e senza una chiusura effettiva della trama ma con  un gancio alla saga successiva. Senza contare la presenza fissa di personaggi che compaiono in altre mille serie.
Premesso ciò però ci sono anche dei punti di forza. Una trama intrigante e uno sviluppo appassionante dove gli eroi devono fronteggiare una missione che mina le fondamenta dei proprio valori etici.
E infine, cosa importantissima in una serie di gruppo, ottime dinamiche tra i membri.
Cosa che purtroppo non avviene nella testata principale, "Avengers", sempre scritta da Hickman e, pertanto strettamente collegata a questa, soprattutto in vista del prossimo maxi evento Marvel: "Infinity".
Quindi i sei albi in se, ripeto, non sono una storia completa, però mettono appetito e invogliano a seguire la serie.

Il comparto grafico, come dicevo è affidato a Steve Epting che torna sui Vendicatori dopo l'importante ciclo di storie degli anni '90 su testi di Bob Harras.
Ovviamente 20 anni dopo Epting è un disegnatore diverso, che ha maturato un tratto meno d'impatto e più elegante. Coadiuvato dalle chine di Rick Magyar e dai colori di Frank D'Armata, con i quali c'è un'intesa perfetta, avendo già lavorato sulla run di "Captain America" scritta da Ed Brubaker.
Un'intesa che permette di mascherare qualche pecca del disegno, zoppicante nei primi numeri.
Poi, col passare degli albi, Epting torna sui suoi ottimi livelli di sempre.
Da dire che la colorazione di D'Armata è fondamentale nel dare alle storie quel tocco di claustrofobia, di perenne tragedia incombente, descritta nella trama.
Alle copertine una scelta poco commerciale della Marvel con le illustrazioni di Jock. Copertine scarne, essenziali, che puntano su pochi elementi in un tratto oscuro e stilizzato. Una scelta coraggiosa che può piacere o meno. A me non piacciono.

La testata in Italia è pubblicata su "Iron Man & New Avengers" come comprimario della serie di testa di ferro.
Una scelta al livello di marketing furba e azzeccata da parte della Panini, perché se non fosse per la serie di Hickman ed Epting non varrebbe proprio la pena comprare questo mensile.




mercoledì 20 novembre 2013

C'era una volta il rock italiano anni '90...


A volte ritornano!!!
Sono tornato a scrivere per Mag Music. E il mio ritorno coincide con quello di una grande band della scena rock italiana degli anni '90: gli Anhima.
Questa è la recensione del loro nuovo disco, 18Anhima, in uscita il 25 Novembre 2013.


Impossibile mutazione (Impossibile mutazione 2000 - 18Anhima 2013)

_\m/

domenica 17 novembre 2013

Segnali di fumo: Orfani n° 2 Non per odio ma per amore


Soggetto e SceneggiaturaRoberto Recchioni
Disegni:Alessandro Bignamini
Copertina:Massimo Carnevale
Colori: Annalisa Leoni
Prezzo di copertina: € 4,50
Novembre 2013
Sergio Bonelli Editore

Innanzitutto è d’obbligo una genuflessione per la copertina di Massimo Carnevale.
Dopo essersi scrollato di dosso l’onere della copertina d’ordinanza di presentazione del numero 1 (anche se ha dimostrato che non era la classica copertina da esordio bonelliano e basta) può sbizzarrirsi in tutto il suo talento.

Venendo alla storia, molto bella.

Riflettori puntati su Juno (anche se credo che le didascalie rappresentino i pensieri di Jonas).

SPOILER
Nel passato vediamo la sua reazione alla morte del fratello e nel futuro vediamo quanto questa morte e colui della quale ritiene responsabile, abbiano segnato la sua crescita.
Inoltre, sempre nella sezione del futuro, Boyscout assume in un certo senso il ruolo del lettore, iniziando a porsi dubbi su tutta la faccenda dell’attacco alla terra e della guerra in corso con gli alieni.
Ma, come da tradizione della narrativa avventurosa, le domande portano ad altre domande, ad altri misteri.
Ed ecco che la trama prende corpo, insieme alle dinamiche di gruppo dei protagonisti cresciuti.
Non sarà sfuggita ai più la reazione di Pistolero alla notizia del matrimonio tra Boyscout e Angelo e, soprattutto la sua espressione durante la cerimonia. Si prevedono scintille.

Credo che, a questo punto (in riferimento proprio alla scena sopracitata) siano chiare le associazioni
Boyscout: Jonas
Angelo: Juno
Pistolero: Ringo
Mocciosa: Sam
Eremita: Felix
Quindi, se la matematica non è un opinione, Rey ci lascerà presto. Resta solo da vedere come e perché.
FINE SPOILER

Stilisticamente parlando Recchioni ha tracciato la rotta con una narrazione briosa, veloce e ritmata e sta facendo un ottimo lavoro.

Ai disegni Bignamini riesce nell’arduo compito di non distaccarsi dall’identità grafica della serie impressa da Mammucari riuscendo, nello stesso tempo a donare alle tavole la propria personalità.

Annalisa Leoni ai colori conferma l’ottimo lavoro dell’esordio.


Insomma al momento la serie per me sta mantenendo le sue premesse e l’hype è ben lungi dallo scemare.

Ndr Copyright delle immagini degli aventi diritto


mercoledì 13 novembre 2013

Segnali di fumo: Dampyr n° 164 Lamiah vive!


Soggetto e Sceneggiatura: Maurizio Colombo
Disegni: Majo
Copertina: Enea Riboldi
Prezzo di copertina: € 2,90
Novembre 2013
Sergio Bonelli Editore


Nei primi anni della testata uno dei punti di forza della serie era l'alternarsi degli stili diversissimi dei due papà di Harlan.
Pur preferendo le storie di Boselli, mi accorgevo numero dopo numero di come ognuno avesse bisogno dell'altro.

Con la defezione di Colombo purtroppo questo equilibrio è venuto a mancare, perché tutti gli ottimi sceneggiatori che si sono succeduti ci hanno messo un po' di tempo per prendere confidenza con il personaggio (Cajelli e Falco) o purtroppo non hanno avuto il tempo necessario per farlo (Faggella  :( ) ma comunque imprimendo una visione e uno stile che non poteva essere uguale a quello del co creatore.

Quindi questa storia, giocoforza si portava sulle spalle una grossa serie di responsabilità e aspettative.

Aspettative che, per quanto mi riguarda sono state tutte ampiamente deluse.

Lamiah è stata la protagonista di uno dei primissimi numeri, quindi fa parte della mitologia di Dampyr.
Ma rileggendo quella storia ci si rende conto che la parte più importante non era quella della maestra della notte ma quella sul passato di Tesla.
Quindi se nel suo esordio non spiccava per chissà quale personalità, questo suo ritorno non è da meno.
Eppure la storia era partita bene con le prime pagine che si riagganciavano al suddetto albo della prima apparizione.
O con il simpatico siparietto tra Harlan, Tesla e Kurjak davanti alla tv (e qui ritorniamo all'equilibrio di cui sopra e mi trovo d'accordo con la recensione apparsa sullo spazio bianco sulle differenze nello stile più palesi tra Colombo e Boselli, ovvero il primo approfondisce psicologie e dinamiche tra i personaggi mentre il secondo è più abile nella tessitura di vicende avvincenti, relegando spesso i protagonisti sullo sfondo).
Poi il tutto si perde in una trama con troppi elementi, confusionaria, senza una direzione precisa tra fumetto impegnato e avventura horror dura e pura, antagonisti e dialoghi banali… ho finito l’albo con molta fatica.

Infine, non c’è due senza tre.
Delude il ritorno di Lamiah, delude il ritorno di Colombo e delude anche il ritorno di Majo, lontano parente dell’autore della doppia milanese.
Ad esclusione delle ottime tavole in mezzatinta, il resto dell’albo presenta un tratto svogliato.

Un’annata che sta procedendo tra alti (pochi) e bassi (molti). Forse tra me e la serie non c’è più feeling, forse ho bisogno di staccare un po’ dopo 13 anni di acquisti ininterrotti.
Già il fatto che per la prima volta non abbia acquistato lo speciale non è un buon segno.

Aspetto la prossima di Falco (che come aspettative non scherza con il maestro del Conte Magnus e di Terra di nessuno) e poi decido il da farsi.


N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto

martedì 12 novembre 2013

Segnali di fumo: Ratolik il re dell'errore - Trappola d'amore


Soggetto, sceneggiature e disegni: Leo Ortolani
Novembre 2013
Prezzo di copertina: € 3,90
Panini Comics

Commento breve: hahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahhahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahhahahahahahahahahahhahahahaha

:D

Commento più articolato: troppo divertente, sospeso tra comicità surreale e sentito omaggio verso un'icona del fumetto italiano: Diabolik, il re del terrore!

Leo Ortolani è un grande nel ricreare le atmosfere delle storie degli anni '60/'70 del personaggio, ironizzando con pungente semplicità.

Ho riso dalla prima all'ultima pagina e sicuramente lo rileggerò in settimana.


A chi è appassionato di Diabolik ed è indeciso se comprare o meno questa parodia dico che 

SPOILER

solo il fatto di scoprire come fa il re dell'(T)errore a costruire i suoi rifugi e i suoi trucchi vale da solo il prezzo dell'albo :D

FINE SPOILER

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto

lunedì 21 ottobre 2013

Segnali di fumo: Orfani n° 1 Piccoli spaventati guerrieri


Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari
Colori: Annalisa Leoni e Lorenzo De Felici
Copertina: Massimo Carnevale
Prezzo di copertina: € 4,50
Ottobre 2013
Sergio Bonelli Editore

Tanto tuonò che piovve!!!
"Orfani" è finalmente giunto in edicola. La serie più attesa dell'anno, del decennio forse, che ha le potenzialità per segnare uno spartiacque nel mondo del fumetto popolare italiano come lo sono stati Tex, Diabolik, Dylan Dog e Nathan Never nella loro epoca (e sapete cosa dico? ci metto pure John Doe in questa lista).
Sto esagerando? L'ho sparata grossa? Forse. Ma i presupposti per un qualcosa di nuovo, che scardini le vecchie regole, ci stanno tutti.
Non è caso che tre dei cinque autori coinvolti nella realizzazione di questo primo numero (di 12) della nuova miniserie Bonelli, dieci anni fa erano gli stessi del primo numero del sopra citato John Doe.
Orfani è la prosecuzione di un discorso autorale intrapreso da Roberto Recchioni che sta scandendo le tappe della sua carriera. Un percorso il cui obiettivo è raccontare buone storie in modo nuovo, o sarebbe meglio dire diverso, arricchendo i ritmi e i canoni della narrazione seriale.
E non solo. Tentare di fare un buon lavoro non basta. La fatica raddoppia perché Recchioni sta tentando di scardinare anche i canonici canali di promozione Bonelli (e del fumetto italiano in generale), cercando di far arrivare il proprio prodotto in mano a quel target che ha perso di vista il mondo del fumetto o non ci si è mai avvicinato.
Ed ecco nascere le partnership con Multiplayer e Bao.
Io non ho la sfera di cristallo e non so quali risultati produrrà questo sforzo. Ma nel frattempo applaudo il tentativo fortemente professionale, dove nulla è lasciato al caso.

Ma veniamo alla sostanza: il fumetto.
Creare hype intorno ad un'opera può avere un effetto boomerang perché più sono alte le aspettative, più è alto il rischio che le stesse possano essere deluse.
Per quanto mi riguarda posso dire di essere rimasto completamente soddisfatto e sono invogliato nella prosecuzione.
Ho preso l'albo, da buon feticista ne ho annusato l'odore fresco di stampa e mi sono gettato nella lettura.
"Piccoli spaventati guerrieri" è una buona storia, raccontata in maniera dinamica e moderna. Usa in maniera ottima i mezzi propri del fumetto come le didascalie ma, allo stesso tempo è figlia di un modo di narrare per immagini, senza dialoghi che ribadiscono ciò che la vignetta già mostra chiaramente.
Ciò, al contrario di quello che si possa pensare, richiede un lavoro alla sceneggiatura ancora più faticoso ed è possibile solo se tra scrittore e disegnatore c'è una grande intesa.
E c'è, in maniera fortissima. Recchioni è un narratore di razza ma Mammucari non è da meno con il suo stile essenziale, diretto, spettacolare nella sostanza ma rispettoso nella forma della classica gabbia bonelliana, pur concedendosi qualche piacevole variazione.
La storia è puramente introduttiva sia chiaro e non bombarda il lettore con troppe informazioni. Anzi lavora di sottrazione. Pone domande, dubbi, invoglia nella prosecuzione della lettura.
Vincente la scelta della struttura che si dipana su due piani temporali, mostrandoci nella prima metà il passato degli orfani e nella seconda metà il presente. Struttura che verrà mantenuta per tutto il periodo della miniserie.
I personaggi al momento sembrano rispettare determinati archetipi ma il battage pubblicitario annuncia che nulla è come sembra e, personalmente mi siedo comodo in poltrona pronto ad essere emozionato e stupito.
Ovviamente non mancano citazioni o richiami, marchio di fabbrica dello stile di Recchioni. Ma ridurre la lettura dell'albo ad una mera caccia a questo o a quello sarebbe riduttivo per il grosso sforzo degli autori e dell'editore.
E comunque il Rrobe ci viene incontro con un interessantissimo post sul suo blog sui retroscena di questo primo numero.

E poi c'è il colore! Anche qui promessa mantenuta. Orfani non è un fumetto colorato ma un fumetto a colori, cioè è pensato per essere a colori, essi sono parte integrante della narrazione.
La resa è ottima e soprattutto ha una sua personalità che scandisce i vari momenti della storia e i vari passaggi emozionali.
Il mio timore maggiore era che la classica carta bonelliana potesse non essere all'altezza. Timore completamente sparito appena ho letto l'albo.

Infine la copertina di Massimo Carnevale. Sarò sincero, quando l'ho vista la prima volta in anteprima sul sito Bonelli non mi aveva detto un granché. Dal vivo mi ha fatto tutto un'altro effetto. Ma è leggendo la storia che il mio giudizio sale alle stelle e assegna il voto massimo al buon Massimo :P.

Vogliamo proprio trovare un difetto? Il frontespizio. Mi aspettavo qualcosa di più elaborato. E la grafica non mi convince molto. Sia il logo della testata che la quarta di copertina con l'anteprima del prossimo numero.

Ma sono sciocchezze in un quadro generale che mi ha ampiamente soddisfatto. Ora però cercherò di moderarmi perché ero entusiasta anche de "Le Storie" e di "Dragonero" per poi dovermi ricredere fin troppo presto.
Spero con tutto il cuore che non mi accada lo stesso con "Orfani".

Ultimo appunto il prezzo. Spero che non rappresenti una barriera nella mentalità del lettore medio. € 4,50 possono sembrare troppi per un "semplice" fumetto (mi sto mordendo la lingua mentre lo sto dicendo) ma è in perfetta linea con il prezzo di altri prodotti a colori (pensiamo ai fumetti di super eroi ad esempio) presentando più pagine e sopratutto un'opera non importata da un'altro paese ma prodotta qui da noi da uno staff di tutto rispetto che ci lavora sopra da quattro anni. Chi legge queste righe e non ha ancora acquistato il prodotto a causa del prezzo, rifletta su queste mie parole.

Ps ho già un mio personaggio preferito: la mocciosa :)

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto



sabato 19 ottobre 2013

Diamo i numeri... (per le offese ho le spalle larghe)


Volevo parlare del primo numero di "Orfani" ma l'attualità (diciamo così) mi "costringe" a rimandare il mio commento sulla nuova miniserie della Bonelli.

Il 17 Ottobre 2013 ho pubblicato questo post http://lasciatespazioaisognatori.blogspot.it/2013/10/litfiba-addio-di-nuovo-no-non-credo-ma.html che, a quanto pare ha scatenato una serie di polemiche, anzi a voler usare del cabarettismo spicciolo potrei dire che ha scatenato "mille uragani".

Dato che sono stato offeso da qualcuno, volevo difendermi da queste offese (non dico rimandare al mittente perché sono un signore).

Chi mastica dell' "internetto" (come direbbe Doc Manhattan) sa, o dovrebbe sapere (meglio usare il condizionale) che un blog non è una testata giornalistica bensì una sorta di diario dove il blogger scrive quello che gli pare e piace su ogni sorta di argomento.
Sono convinto di aver scritto un post innocuo, solo ed esclusivamente un mio pensiero nato da mie considerazioni. Ciò che ho scritto non corrisponde a nessuna verità assoluta. Quella la lascio ai comunicati ufficiali. 
Mi ha meravigliato che un post di un blog di un tizio qualunque (come ce ne sono a centinaia su internet) abbia scatenato una tale incazzatura.
Non credevo di essere così importante, il mio ego smisurato ringrazia :D.

Non sono ne un critico musicale ne un critico fumettistico. Sono un semplice appassionato di entrambe le forme di espressione artistica, al quale piace condividere opinioni sulle proprie passioni.
Ho collaborato dal 2009 al 2012 per il portale Mag Music, scrivendo recensioni, articoli e intervistando vari esponenti della scena rock indipendente italiana con ottimi feedback da parte dei lettori e ricevendo sempre i complimenti dal mio referente, che è tutt'oggi un mio caro amico dopo la mia decisione di non collaborare più al sito per mancanza di tempo.
Stesso motivo per il quale ho dovuto, con sommo dispiacere, rifiutare la proposta di collaborazione arrivatami da due importantissimi portali fumettistici italiani (che non cito per serietà).
Frequento 12 forum usando lo stesso nickname, esternando sempre la mia opinione con garbo ed educazione, senza aver mai ricevuto richiami o ban.
Un comportamento che nel 2010 mi è valsa la nomina di advisor (una sorta di aiuto moderatore) proprio nel forum ufficiale del fun club dei Litfiba, carica che ho ricoperto fino a pochi mesi fa prima della messa off line del forum (della quale non ho ricevuto nessuna comunicazione ne motivazione, pur essendo parte dello staff).

Ho aperto un blog in modo tale da poter continuare a fare ciò che mi piaceva, gestendolo con i miei tempi.
Un blog che è on line da Dicembre 2012 con un discreto successo, considerato che non sono un personaggio pubblico.
Qualche numero?
Al momento conto 4.849 visualizzazioni (dal conteggio sono esclusi i miei accessi, ovviamente).
Il podio dei post più letti vede:
Intervista a Bruno Enna (sceneggiatore per la Disney e per la Sergio Bonelli Editore) 316 visualizzazioni
Intervista a Diego Cajelli (sceneggiatore per la Sergio Bonelli Editore ed Editoriale Aurea) 294 visualizzazioni
Intervista Sergio Giardo (disegnatore e copertinista per la Sergio Bonelli Editore) 196 visualizzazioni.
Pertanto non credo mi si possa accusare di essere un cacciatore di pubblicità.
(Per la cronaca il post incriminato conta 98 visualizzazioni).

Per il resto delle accuse ricevute ho le spalle larghe e mi scivolano addosso. Per fortuna stavolta hanno riguardato solo ed esclusivamente me, senza tirare in ballo accuse infamanti verso la mia famiglia. Lì mi sarei incazzato, e non di poco.

Nel frattempo, dopo le dichiarazioni pompose di Piero Pelù è partito l'air play del singolo "Mille Uragani".

"Mille uragani è una song molto particolare che musicalmente mi evoca qualcosa della pre new wave bowiana berlinese ma che poi sconfina in parti quasi dark metal e hard southern rock"

http://www.youtube.com/watch?v=KTO47OFo5o8

Evito commenti per non scatenare ulteriori polemiche. Sarei solo curioso di sapere quali dischi di David Bowie o di genere Dark Metal il buon Piero ha ascoltato e/o possiede.

Vorrei chiudere dicendo che un personaggio pubblico deve mettere in conto che, in quanto tale è soggetto all'esposizione di commenti da parte della gente comune.
E magari avere la consapevolezza che chi lo critica, anche in maniera aspra, lo fa per il suo bene, per il rispetto di ciò che è stato e che potrebbe ancora essere, a differenza di chi si limita ad osannarlo e a leccargli il culo sempre e comunque.





giovedì 17 ottobre 2013

Litfiba addio (di nuovo)? No, non credo. Ma...


Mio suocero puntuale ogni Domenica compra la settimana enigmistica. Ed io ogni tanto gliela sgraffigno per ammazzare un po' il tempo.
Il gioco che più preferisco è quello in cui unendo una serie di puntini numerati, seguendo la sequenza dei numeri in ordine crescente, alla fine viene fuori un disegno di senso compiuto.
Tutto questo preambolo per dire che da fan e appassionato dei Litfiba fin dall'adolescenza, con questo post non farò altro che unire i puntini, secondo il mio punto di vista ovviamente.
Le parole che seguiranno saranno un po' prevenute? Forse, anzi diciamo sicuramente. Però, come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina.

Dopo lo scisma del 1999 ho seguito con affetto e passione e i nuovi Litfiba guidati dal solo Ghigo Renzulli (prima con Gianluigi "Cabo" Cavallo alla voce, poi con Filippo Margheri).



Litfiba - Luce Che Trema live @ Radio Italia TV - 2001

Litfiba - Effetti Collaterali - 2008

Perchè Ghigo con i bravissimi musicisti e cantanti con i quali ha collaborato, ha continuato a comporre musica di qualità e coerente con il percorso dei Litfiba. Pur commettendo qualche passo falso. Ma si sa, chi non fa non sbaglia.
Piero Pelù invece ha intrapreso una carriera da solista, prima scrivendo un libro pieno di veleno e rancore verso il suo ex socio e verso il produttore storico della band, Alberto Pirelli.

Piero Pelù (con Massimo Cotto) - Perfetto Difettoso

Successivamente con una serie di dischi dalla qualità delle canzoni decisamente imbarazzante (ne salvo giusto uno, "In faccia" del 2006).


                                       
Piero Pelù - Gatte e Topi - 2002

Comunque sia il grande pubblico non ha accettato i nuovi Litfiba (e magari prima o poi ci scriverò sopra un post) e allo stesso tempo ha abbandonato progressivamente anche Piero.
Chi era dentro l'ambiente dei fan,a fine 2009 sapeva benissimo che la reunion tra Piero e Ghigo era imminente, era solo questione di dettagli.
All'epoca collaboravo con il portale Mag Music e scrissi due articoli in proposito.

http://www.magmusic.it/2009/12/11/reunion-litfiba/ (questo è il secondo, purtroppo del primo non vi è più traccia :( )
Mi autocito dall'articolo sopra linkato:
"La curiosità è tanta, così come i dubbi, assolutamente legittimi quando si affronta la questione “reunion” in campo musicale.
La fusione dei due fan club è un segno di distensione atta, innanzitutto ad appianare tutte le polemiche nate tra gli appassionati negli ultimi dieci anni.
A prescindere dalle fazioni, dai gusti musicali sulle rispettive carriere di Renzulli e Pelù e qualsiasi cosa possa venire in mente per sminuire tal evento, chi è fan dei Litfiba non può non aver provato una forte emozione nel guardare quella foto che da stamani campeggia sul sito ufficiale."
Eh si. Perchè ero molto ostico verso questa reunion, quando se ne parlava in via ipotetica.
Poi vidi quella foto (ovvero quella che trovate in apertura di questo post ndr) e il mio cuore di fan si sciolse come neve al sole. Quel duo aveva segnato la storia del rock in Italia, il loro ritorno insieme non poteva lasciare indifferenti.
E infatti così fu. Bastò quella singola foto a ridare entusiasmo ad una comunità di fan disorientata e depressa.
Una sola foto per mandare sold out in pochi giorni tutte le date e "costringere" i Litfiba a farne una bis a Firenze.
Io scelsi di andare nella location a me più vicina geograficamente parlando, Roma al Palalottomatica.
Otto ore di fila sotto il sole cocente, parzialmente mitigato da una fresca pioggerellina nel pomeriggio. Prima fila lato Ghigo. Pogo devastante. Un concerto strepitoso!

Quel Tour finì immortalato in un doppio cd dal titolo "Stato Libero di Litfiba", contenente due inediti non proprio esaltanti: Sole Nero e Barcollo (qui la recensione che scrissi all'epoca per Mag Music).




I Litfiba erano di nuovo sulla bocca di tutti, in tv, in radio, sui giornali, come negli anni '90.
Le due tranche del tour estivo e autunnale furono una conseguenza logica di un ritorno alla grande.
Un 2010 esaltante chiuso da una bellissimo raduno del Fun Club ufficiale al Viper di Firenze a Dicembre.
Fun Club al quale appartenevo inizialmente come iscritto, poi fui onorato della carica di coordinatore regionale per la Campania.
L'esperienza da coordinatore del Fun Club è durata 2 anni. E' stata, come ogni esperienza nella vita, un'avventura ricca di soddisfazioni e gioie, tanto divertimento, ma anche piena di tante cose e comportamenti a mio parere ingiusti, cattivi, pregiudizievoli che mi hanno ferito non poco. Ma, umanamente parlando è stata una grande occasione di crescita personale. Anche su questo argomento prima o poi ci scriverò un post.
Firenze Aprile 2011 - Finale Litfiba Tribute Contest @ Viper

Comunque riunirsi e celebrare se stessi dopo 30 anni di carriera è più che legittimo. Al di là della questione di convenienza economica che è stato sicuramente un fattore non di secondo piano nella rinata società tra Piero e Ghigo.
Ma la reunion, la celebrazione avrebbe avuto un senso se poi lo sguardo si sarebbe rivolto in avanti, verso un qualcosa di nuovo.
E Piero e Ghigo hanno smentito le malelingue, si sono rinchiusi in studio ed hanno composto e registrato un disco che sicuramente non entrerà nel gotha dei capolavori della band, ma a mio parere un disco con le palle quadrate: Grande Nazione (2012, qui la mia recensione dell'epoca, sempre per Mag Music).
Un disco che ascolto ancora oggi volentieri. Nel quale secondo me c'è un ottimo lavoro di composizione e registrazione, viziato però da alcuni testi non proprio esaltanti. Diciamo che la qualità dei testi è altalenante. Da una parte abbiamo ottime scelte che riportano Piero all'ispirazione dei tempi d'oro (e non è un caso che questo blog ha per titolo un verso de "la mia valigia" e come sottotitolo un verso di "brado", tra gli episodi più riusciti del disco). Dall'altra parte soluzioni, anche all'interno degli stessi pezzi sopra citati che richiamano il peggior Pelù solista (due zip, fotto il blocco, il bunga bu bunga bu si si da da fare, lo squalo sono me ecc).
Comunque se si entra nell'ottica che lo zenith compositivo i Litfiba (intesi come Piero e Ghigo) lo hanno già raggiunto nei primi anni '90 ed è utopistico attendersi capolavori, Grande Nazione è un album con una propria dignità, degno di figurare nella discografia del gruppo.

Dopo l'uscita del disco di inediti sono iniziati i problemi. Una parabola discendente frutto di (a mio parere) errate valutazioni e scelte sbagliate.
Come per Stato Libero, anche Grande Nazione viene presentato live con delle date primaverili in anteprima.
Secondo i programmi annunciati, alle date primaverili  dovevano seguire delle date all'estero e poi il tour estivo.
Di conseguenza un fan medio cosa fa? Si sceglie la data più vicina geograficamente (la scelta era tra Milano, Firenze e Roma) e si organizza di conseguenza (biglietto, viaggio, pernottamento, bivacco ecc ecc).
Invece i Litfiba cosa fanno? Organizzano il tour vero e proprio a ridosso dell'anteprima, il mese successivo.
Lo sfascio totale. Calo di pubblico e date annullate.
Il calo di pubblico era prevedibile e fisiologico per tanti fattori. Il primo è che il pubblico della reunion (che ha abbracciato 4 generazioni di appassionati) non poteva essere lo stesso del disco inedito. La gente in Italia va ai concerti per fare il karaoke. Non c'è la cultura all'ascolto verso qualcosa di nuovo.
Il secondo fattore la crisi economica. Un concerto dei Litfiba ha un costo di produzione non indifferente e gioco forza questo si riflette sul biglietto d'ingresso. Pertanto in un momento di crisi per trovare le risorse per campare si tagliano le cose non necessarie, tra cui i divertimenti. Ed ecco che magari chi ha visto tre  o quattro concerti dello Stato Libero Tour (con tutte le spese che seguono), sceglie di vedersene uno solo del Grande Nazione Tour.
La dura realtà è che, passato l'euforia iniziale, i Litfiba devono prendere coscienza che non riescono più ad essere attuali, non fanno più presa sui giovani quindi devono ridimensionarsi.
E per farlo scelgono la via più sbagliata nel momento più sbagliato.
Annunciano un doppio concerto evento con gli altri due membri rimasti ancora in vita della formazione storica: il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi.
Un doppio concerto in cui sarà registrato l'ennesimo doppio cd live (il secondo nel giro di 3 anni).
Un'operazione che sulla carta fa piangere di gioia i fan della prima ora, amanti del sound e del percorso della band negli anni '80.
Ma che ha tanti, troppi punti oscuri.
Innanzitutto Aiazzi e Maroccolo non rientrano a pieno titolo nella band ma nei manifesti e nelle dichiarazioni vengono presentati come ospiti speciali.
Il doppio cd (registrato malissimo con un Piero inadeguato alla voce e un Aiazzi che opta per degli effetti sonori alquanto discutibili) non contiene neanche un pezzo inedito, scelta che fa capire quanto l'operazione non nasca da esigenze artistiche ma dall'esigenza di recuperare le perdite subite dal tour di Grande Nazione.
Inevitabile poi, dopo le date evento, il seguente tour.
Ho assistito alla data di Napoli. Non ci sono cazzi, i Litfiba sono professionisti e dal vivo fanno sempre la loro figura. Il concerto è stato un trip, un viaggio mistico verso un'epoca mitica che mai più ritornerà.
La conseguenza logica che qualsiasi fan si aspettava è che i quattro ritrovassero sul palco l'intesa di un tempo e si proiettassero verso un futuro insieme.
Invece gli interessati hanno sempre tergiversato, segno che qualcosa non andasse.
Poi qualche settimana fa sulla pagina facebook ufficiale dei Litfiba è apparso il seguente comunicato.


LITFIBA: DALLA REUNION DEL 2010, TRE ANNI ININTERROTTI DI SUCCESSI PER LA BAND CHE TORNERA’ DOPO UNA MERITATA PAUSA

“Arrivederci a presto!”. Dopo tre anni di ininterrotti successi live e incredibili emozioni regalate al loro pubblico che li ha potuti vedere di nuovo insieme sul palco, i Litfiba si concedono una pausa durante la quale la band si godrà i risultati ottenuti. Dall’attesissima reunion del 2010 al 2013 con il progetto live e discografico “Trilogia 1983-1989, Live 2013”, i Litfiba hanno collezionato 59 concerti in Italia oltre a concerti all’estero nelle principali città europee (Zurigo, Monaco, Losanna, Liegi, Londra, Berlino, Amsterdam; Bruxelles, Ginevra, Zurigo, Parigi, Barcellona), a conferma del grande seguito che la rock band continua ad avere anche oltreconfine. 250.000 persone hanno assistito ai loro live in Italia, circa 25.000 nelle date all’estero e i due album “Stato libero di Litfiba” e “Grande Nazione” hanno conquistato rispettivamente il disco di platino e il disco d’oro. Piero Pelù e Ghigo Renzulli utilizzeranno questa pausa per dedicarsi ai loro progetti personali e alla preparazione del prossimo album dei Litfiba.

Diciamo che in se non ci sarebbe nulla di male, è una cosa che fanno tutte le band del circuito musicale internazionale. La puzza di bruciato però aleggia per quanto ho scritto sopra sulla mancata reunion, per la messa off line del forum ufficiale e per ciò che è successo due giorni fa, ovvero l'annuncio dell'uscita di un greatest hits di Piero Pelù contenente due pezzi inediti registrati con una serie di validi musicisti della scena rock nostrana.
Dico puzza di bruciato perché un'operazione del genere non la metti su in quindici giorni, la voglia di prendere le distanze dagli attuali Litfiba (che di fatto non esistono, non essendoci una band) sarà maturata in Piero da parecchio tempo.
E allora comincio a pensare male. Comincio a pensare che allo stato attuale, economicamente parlando, il sodalizio artistico con Ghigo non conviene. Meglio incassare un sostanzioso cachet dalla tv di stato per rifare il coach a the voice (dopo aver gettato merda a palate sui talent un anno e mezzo fa in una dichiarazione alla stampa, vabbè) e monetizzare l'esposizione mediatica con l'ennesima compilation alla quale seguiranno sicuramente dei concerti dove, mi gioco la testa, a farla da padrone sarà certamente il repertorio Litfiba e non certo quello solista.
Quindi la mia idea, il disegno che ne esce fuori unendo i puntini è che i Litfiba sono arrivati ad uno stallo. Se vanno avanti non hanno più la capacità e il linguaggio per raggiungere e conquistare le nuove generazioni. Allo stesso tempo non possono fare ogni anno un tour di soli vecchi successi.
Allora meglio fermarsi, congelare il nome, in attesa che al pubblico rivenga la voglia di riascoltare e ricantare i vecchi pezzi insieme a loro.
Ghigo e Piero torneranno sul palco prima o poi? Credo di si. A meno che la carriera di show man di Piero non decolli e quindi ciao ciao Litfiba.
Il tempo come sempre sarà il giudice supremo e inappellabile.
Viva i Litfiba! Anzi, per parafrasare il titolo di una loro raccolta (non autorizzata) "Viva Litfiba".

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