sabato 18 giugno 2016

Segnali di fumo: Spidey n° 1


Spidey n° 1
Testi: Robbie Thompson
Disegni: Nick Bradshaw
Panini Comics/Marvel Italia
€ 3,00

Questa nuova testata dedicata al ragnetto va giudicata, o analizzata (scegliete voi il termine che preferite) da più punti di vista.

Il primo è quello commerciale. Al di là delle mode del momento e/o stabilite a tavolino (Iron Man), il personaggio di punta della Marvel era, è e sempre sarà l’Uomo Ragno. Pertanto è logico che ciclicamente la casa editrice proponga iniziative che abbiamo per protagonista un Peter liceale: Untold tales of Spider Man, Ultimate Spider Man ed ora Spidey
E’ quello lo status quo del personaggio conosciuto dal grande pubblico. Soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi nel Marvel Cinematic Universe.

Per i veri credenti, amanti della continuity, la cristallizzazione di personaggi a fumetti è un’eresia.
Ma bisogna capire che operazioni del genere sono possibilità di mercato che una major non può tralasciare, nella ricerca costante del cambio generazionale che possa permettere a personaggi con 50 anni e passa sul groppone di tramandarsi di generazione in generazione.
In pratica lo stesso concetto dietro ai continui reboot e/o starting point.

Ecco perché, nel caso specifico di Spidey, il target di riferimento è una fascia pre adolescenziale. Ma questo non vuol dire che non possa essere goduto anche da persone appartenenti a fasce di età più alte, come me.

Basta calarsi nel giusto mood, senza fondamentalismi da talebani del fumetto.

Dai primi due numeri letti, la serie è scritta con brio e leggerezza da cartone animato, senza troppe pippe mentali.
Ci viene risparmiata l’ennesima versione delle origini di Spidey (giusto una tavola riassuntiva). Idem per i cattivi. Ci sono, stanno li. Chi in un modo, chi in un altro, sappiamo da dove spuntano fuori. E chi non lo sa, può godersi lo stesso la storia.  Le regole del gioco sono queste. Peter Parker liceale agli inizi della sua carriera da supereroe.
È una retcon? È un mondo parallelo? Non si sa… non ci interessa. Lo ribadisce anche Cristiano Grassi nelle note. Si tratta solo di godersi il viaggio.

I maligni potranno dire che è solo metadone per eterni nostalgici. Può essere. Ma se lo scopo del fumetto mainstream è intrattenere piacevolmente, per quanto mi riguarda al momento questa serie ci riesce. E si è guadagnata il bonus dell’acquisto del secondo numero.

domenica 20 dicembre 2015

Star Wars episodio VII: il risveglio della forza



ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER

Film visto mercoledì pomeriggio, rigorosamente in 2D (per fortuna la sala in 3D era strapienissima da giorni, altrimenti mi sarebbe toccato accontentare mia moglie come compromesso)

Una convergenza astrale ha fatto si che qualche mese fa mi fosse dato dalla mia azienda un programma di ferie da smaltire a macchia di leopardo... e tra i giorni dati c'era la fatidica data del 16 dicembre. 

Bambini piazzati dalla nonna ed eccomi in sala con la mia mogliettina, completamente ignara di Star Wars e mitologia affina, ma sempre pronta a seguirmi nelle mie nerditudini.

Il film ha varie chiavi interpretative. Il parere sulla sua riuscita dipende esclusivamente dal punto di vista di come lo si guarda.

Mia moglie, neofita appunto, è rimasta estasiata da questo mondo. Quindi la Disney è riuscita nell'operazione di rilanciare il franchising e accaparrarsi una nuova fetta di adepti.

C'è poi il fan consapevole, cioè io. Consapevole che Star Wars non è più un'opera visionaria di un giovane creativo. No, ormai Star Wars è marketing, è un prodotto di massa preconfezionato. Non mi aspettavo (ne mi aspetto in futuro)
 innovazione. Pretendo solo una storia che mi emozioni, che mi diverti e che mi commuovi, nel rispetto della tradizione. E' qui sono moderatamente soddisfatto, con qualche piccola delusione.

E poi c'è il fan duro e puro. Quello che della trilogia originale ha fatto un culto, una religione. Ritenendola perfetta anche dove non lo è, è smerdando i prequel e questa attuale in divenire, pur non riuscendo a resistere alla tentazione di vederle o rivederle. E il web ne è pieno in questi giorni.

Dicevo, io faccio parte della seconda categoria. E in base al mio punto di vista, il film lo posso dividere schematicamente in punti di forza e punti deboli.

Punti di forza:
i nuovi personaggi. Sono molto belli e tutti potenziali. La nuova triade Fynn, Rey e Poe contrapposta a Kylo Ren.

Personaggi ancora acerbi, la cui evoluzione all'interno del film mi ha appassionato e invogliato a seguire il resto della saga.

SPOILER

Il fatto che Rey sia così potente non mi fa ingarbugliare in disquisizioni da nerd sul fatto che non sia possibile perché i Jedi senza addestramento bla bla bla...
Si perde il focus sul bersaglio. Abrahms ci mostra una cosa mai successa prima, quindi la domanda è perché Rey riesca a farlo. Chi è realmente?

FINE SPOILER

Il cast originale che buca lo schermo con il suo alone mitologico. Il tempo è passato, nella finzione così come nella vita reale. Ma le rughe sui loro volti sono funzionali ad alimentarne la leggenda.

Le dinamiche tra i personaggi. Ottima l'iterazione tra vecchi e nuovi. C'è quel giusto mix di dramma e comicità, che ha fatto le fortune della prima trilogia, senza risultare forzato come nei prequel.

Le scenografie. Un ritorno alle origini da space opera vintage con ambienti reali, senza attori palesemente spaesati davanti ad un pannello verde.

Punti deboli.
La trama. 

SPOILER

Un pezzotto di una nuova speranza. Il motivo per cui della trilogia originale, quello che mi piace di meno è il ritorno dello jedi è per il fatto che la missione dei ribelli sia distruggere un'altra volta la morte nera. Quindi immaginate il mio sbadiglio quando ho rivisto per la terza volta la stessa situazione.
Ma anche il ripetersi delle stesse situazioni dell'episodio quarto mi ha infastidito.

FINE SPOILER

Lucas si è beccato tante critiche con i prequel ma almeno non ha scimmiottato se stesso.
Abrahms e la Disney invece hanno agito dando ai fan quello che volevano, una ripetizione liturgica del capostipite. 
In certi momenti mi sono sentito come quando vado in un pub ad ascoltare una cover band.
Mi diverto sicuramente ma sto sempre seguendo un surrogato dell'originale.
Lo stesso colpo di scena (o presunto tale) 

SPOILER

della morte di Han Solo per mano di suo figlio è telefonatissimo (pur se funzionale nel processo di perdizione di Kylo Ren verso il lato oscuro)

FINE SPOILER

Tutto ciò trasuda paura da parte del regista, degli sceneggiatori e dei produttori. Paura di incappare nelle critiche feroci beccate da Lucas (a volte anche ingiustamente) nel decennio scorso, da parte dei fan duri e puri. 
E la paura si sa, conduce al lato oscuro.

lunedì 6 luglio 2015

The experiment: Asocial network


Circa un mese fa mi è stato rimproverato di passare troppo tempo con lo smatphone in mano, concentrato su di esso.

La cosa mi ha mandato in bestia.
Io odio gli smarphone e simili, lo uso per lavoro altrimenti mai lo avrei acquistato.

Comunque preso atto di questa "accusa", goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai saturo, ho deciso di compiere un esperimento.

Non potendo eliminare whatsapp (che mi serve appunto per lavorare) ho acquistato una seconda sim che uso nel mio vecchio cellulare. Quei cari vecchi cellulari che facevano solo due cose: telefonare e mandare/ricevere sms (eh si, sto parlando della preistoria).
Finito di lavorare, metto lo smartphone offline e uso un telefono il cui numero è stato dato a pochissime persone.
Niente più messaggi o telefonate da clienti senza educazione e rispetto negli orari più improbabili, con le richieste più assurde!

E poi mi sono cancellato da facebook, eliminando anche l'applicazione sullo smartphone di cui sopra.

Ho scoperto, e a qualcuno potrà sembrare anomalo o blasfemo, che esiste una vita al di fuori di esso... anzi LA VITA.

Il mondo c'era prima di Facebook (o di qualsiasi altro social, mi pare ovvio che in questo post mi limiti a parlare di quello al quale sono iscritto)... e ci sarà anche dopo.
La gente sembra averlo dimenticato.
Il villaggio globale, la comunicazione istantanea, doveva e poteva essere una grande conquista da parte dell'uomo. 
Invece si è rivelata un'arma di distruzione di massa che ha rimbecillito le persone e compromesso qualsiasi tipo di rapporto umano.

Le persone non parlano più ormai. Condividono, selfano, litigano, si sputtanano, si punzecchiano solo ed esclusivamente on line.

Si è perso tutto. Il controllo della situazione, il rispetto, l'educazione.

I social network, i blog (ormai obsoleti), internet in generale sono un mezzo, una cosa da usare quando serve e non sempre. Non bisogna lasciarsi usare da essi e, soprattutto da chi li controlla.
La parola d'ordine dev'essere pluralità. Informarsi su più media quando si sparge una notizia. 
Oppure fermarsi a pensare se il tempo che sprechiamo sui social possiamo reinvestirlo in altro.

Ma, soprattutto, dobbiamo tornare a parlare tra di noi, guardandoci negli occhi, senza l'ausilio di emoticon e cazzi vari per non fraintenderci.
Riscopriamo il contatto umano.

domenica 7 settembre 2014

Segnali di fumo: Orfani 11 - Tutti giù per terra


 Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Recchioni
 Disegni: Werther Dell'Edera e Gigi Cavenago
 Copertina: Massimo Carnevale
 Colori: Giovanna Niro, Alessia Pastorello e Gigi Cavenago
Prezzo di copertina: € 4,50
Agosto 2014
Sergio Bonelli Editore

Per vari motivi (tempo a disposizione e vicende personali che avevano, giustamente la priorità) sono passati eoni (6 mesi ma per il mondo della rete sono un'eternità, se non di piu') dall'ultimo aggiornamento del blog.
Torno a farlo, recensendo il penultimo capitolo della prima stagione di uno dei fumetti più appassionanti (a mio giudizio) degli ultimi anni: Orfani (qui e qui, le recensioni dei primi due numeri).

Gigi Cavenago!!!! Il protagonista assoluto di questo numero è Gigi Cavenago!!!!
Un'artista che non conoscevo che, a mio parere, con Orfani si è consacrato, entrando di diritto nel campo dei big del fumetto mondiale.

Detto ciò, non voglio assolutamente sminuire il lavoro svolto dagli altri artisti coinvolti, anche se Dell'Edera (insieme a Cremona) è stato un po' la delusione nel parco disegnatori, mi aspettavo qualcosina in più da loro due.
E' un giudizio dettato dal puro gusto personale, dato che nei vari siti specialistici hanno raccolto unanimi consensi. Ci può stare.  ;) 

La storia viaggia spedita. Ormai ha svelato il suo volto. La fantascienza, il complotto, fanno solo da sfondo al dramma psicofisico di questi bambini ai quali è stata rubata l'infanzia e la possibilità di crescere.

Diciamo che spesso la vita ci impedisce di decidere le strade che vogliamo intraprendere; quasi sempre i percorsi che imbocchiamo sono figli di situazioni più grandi di noi, alle quali ci dobbiamo adattare per "sopravvivere".

Ed è quello che hanno fatto questi ragazzi, con l'aggravante che gli eventi luttuosi e le manipolazioni genetiche, gli hanno minato l'equilibrio psichico.
Sono completamente folli, chi in un modo, chi in un altro. Soggetti completamente instabili che hanno bisogno di ancorarsi a qualcosa per andare avanti. Venuta meno quest'ancora, si sentono spaesati, mettendosi volutamente in pericolo di vita, se non arrivando al suicidio.

DA QUI IN AVANTI SPOILER!!!





Stavolta tocca ad Angelo. Ha ucciso Nakamura. Ha avuto la sua vendetta. Era quella la sua ancora, non il suo amore per il Boyscout.
Non avendo più nulla da perdere, si immola in una sequenza bellissima, che richiama il celebre rientro degli X Men dallo spazio, in cui Jean Grey diventava Fenice (me ne frego della ret con che fecero per varare X Factor) e cita l'altrettanto celebre "Mater Borbi" di Recchioni & Carnevale su Dylan Dog.
Si immola per portare a galla la verità ed abbattere il castello di sabbia di menzogne di cui Jonas è complice.

Jonas, il Boyscout, il leader che ha fallito su tutti i fronti. La sua squadra si è sgretolata pezzo dopo pezzo e adesso deve affrontare il Pistolero, l'anarchico, il ribelle senza causa.
Si perché Ringo non ha una causa. Se ne frega del complotto. Quello che conta per lui è andare contro il sistema.
Chi la spunterà tra i due e quale scenario si aprirà dopo questo scontro?
E' tempo di rock & roll!!!

N.B. Copyright dell'immagine degli aventi diritto


domenica 16 marzo 2014

Come una fenice dalle ceneri... - Katrina LiveForTheWeb


Correva l'anno 2007. Fresco d'iscrizione a myspace, mi arriva la richiesta da parte di una giovane band di Lamezia Terme: Katrina Saviors.
Nella loro playlist c'era una canzone dallo stile rude ed impetuoso nella musica e nel testo, "Regina".
Un manifesto, un grido di dolore contro la criminalità organizzata della Calabria, una piaga che unisce tutte le regioni del sud Italia.
Per me, campano nato e cresciuto in provincia, era impossibile non provare empatia per quel pezzo, per quel vigore, per quella rabbia. E fu amore a prima vista per i Katrina Saviors.
Amore coltivato nel corso degli anni successivi. Nel 2008 li vidi in concerto in quel di Pomigliano d'Arco, dove presentarono "Valutando l'essenziale", il loro bellissimo primo disco.
In una recensione dell'epoca definii i Katrina Saviors figli del sud Italia, rappresentanti di un sentimento di sdegno e rivalsa verso una terra schiacciata dai poteri corrotti e castrata nelle sue potenzialità.
Nel 2010 tornarono con una line up allargata e modificata nella sezione ritmica, con l'ep "Novella Underground".
Le atmosfere si erano fatte più posate, un cambiamento radicale rispetto agli impeti del primo disco. Un sound più soffice ma non meno incisivo nel risultato finale e nelle liriche.
Poi, si sa, la qualità non basta. Pur girando tutta l'italia, suonando su palchi di prestigiose manifestazioni, trovando spazio in qualche apparizione TV su emittenti locali, la musica underground autoprodotta ha bisogno di una serie di convergenze astrali (altrimenti dette "botte di culo" per emergere).
E il progetto "Katrina Saviors" è andato in stand by.
Fino ad oggi, fino al gennaio 2014, che ha visto l'avvento della rivoluzione.
Spesso si confonde il significato di questo termine. Quando si parla di rivoluzione, si pensa ad uno sconvolgimento di uno status quo acquisito. Non è così. O, almeno non è solo questo.
Rivoluzione (come insegna l'astronomia) vuol dire tornare al punto di partenza.
Ed ecco la rinascita del gruppo calabrese. Il pilastro è lui, Marco Ferrise, con la sua poetica, le sue melodie, e quella voce ammaliante, il cui accento è un punto di forza, un valore aggiunto che amplifica i suoi pensieri, le cose che ha da dire.
Intorno a lui, tutto cambiato: Carmine Talarico (Chitarra, sint e voce in "Pagine e vita"), Claudio Sacilotti (basso) e Danilo Perri (batteria e percussioni). Ed il cambio di nome, ora semplicemente Katrina, per tracciare la linea di demarcazione e ripartire con rinnovato vigore ed entusiasmo e maggiore esperienza.
Il nuovo progetto si presenta al pubblico con un live registrato in presa diretta in studio (LiveForTheWeb), che è possibile richiedere in download digitale scrivendo all'indirizzo e-mail del gruppo (maggiori info qui).
LiveForTheWeb è un ep che racchiude tutti i pregi dei primi due lavori con uno sguardo rivolto al futuro: l'energia di "Valutando l'essenziale" (Rabbia Calabria) e la melodia di "Novella Underground" (Pianto d'alba), con l'aggiunta di  una spruzzatina di elettronica (mai usata in precedenza).


Un disco che segna un ritorno alle origini con uno sguardo rivolto al futuro.
Un mix di protesta e introspezione. Un inno in musica a non arrendersi mai, a trovare sempre la forza di agire e reagire.
L'uragano Katrina è tornato.

domenica 2 febbraio 2014

Ri-Evoluzione: THE gULP! - Ciò che appare



Circa un anno fa intervistai Gianluca Di Bonito, rocker partenopeo attivo da anni nel circuito underground, con tre dischi solisti pubblicati e diffusi in download digitale, i quali componevano la trilogia "Inganni, piaceri e storie sospese".
Da allora il progetto si è evoluto. Gianluca, con i musicisti che lo accompagnano (Riccardo Rossi al basso e Massimo Amitrano alla batteria), sia nella metodologia di lavoro, sia sul palco, non ha mai dato l'impressione di essere un cantante accompagnato da tue turnisti ma quella di un frontman di una vera band affiatata.
Pertanto era logico che si abbandonasse il nome dell'artista singolo a favore di una denominazione collettiva che rappresentasse fin da subito questa cosa.
Ed ecco nascere i THE gULP! (classica onomatopea da gergo fumettistico) con l'aggiunta di Diego Martinelli alla chitarra.
La nuova formazione ha esordito con il videoclip del singolo "In Delirio", seguito da un rodaggio live nei migliori locali della Campania.

Nel Dicembre 2013 è arrivato, finalmente il primo disco: "Ciò che appare" (che è possibile ascoltare in anteprima e acquistare in download digitale).

L'album è una sorta di greatest hits della sopra citata trilogia griffata "Gianluca Di Bonito".
Ma i pezzi contenuti al suo interno sono stati completamente risuonati e adattati al percorso attuale della band.
Il vecchio progetto era caratterizzato da un sound pop elettronico.
Un sound che dal vivo si tramutava in rock duro e puro.
Con quest album, invece i THE gULP! sono finalmente riusciti a riversare sul disco la stessa energia che sprigionano sul palco.
Inoltre i pezzi hanno una versatilità disarmante, spaziando dal pop rock ("Cazzi miei", "Cambio stile") alla new wave post punk ("Hero-shima" con ospite Nunzio Bisogno dei Lef alle tastiere), passando per il rock autoriale ("Gli occhi in un istante", "Disarmato") e qualche spruzzatina di ska ("Argento", rivoltata come un calzino rispetto al pezzo originale contenuto nel capitolo 3 della trilogia).
Il tutto riuscendo a dare una coerenza e un'identità precisa all'intero disco.
Una cosa impressionante che, come resa musicale, me lo fa paragonare ad un altro grande disco pubblicato nel 2013: "Album biango" degli Elio e le storie tese.

Se la musica si è sporcata, incattivita sotto certi aspetti, le liriche mantengono immutato lo stile della poetica di Gianluca, fatto di versi brevi e ritornelli accattivanti.
I quali, dietro un'apparente semplicità, nascondono una profondità e un mondo tutto da esplorare.




domenica 19 gennaio 2014

Possiamo essere eroi, anche solo per un giorno


Vi Cercavo.
Sempre. 
Ogni volta da sopra o sotto il palco, io vi cercavo e ...
Voi c’eravate. Sì ! Sempre. Ogni volta.
Eravate lì per cantare, urlare, saltare, imprecare, sfogare, piangere, ridere, danzare, impazzire, vivere, morire, rinasc
ere... 
Insieme.

Forse anche per capire quand’è che non ci si sente più soli.

Eravamo lì ! Per vivere insieme una delle esperienze più belle di questo mondo : LA MUSICA.
Sì. Ce la mettevamo tutta, sempre. 
10 o 10.000 persone..
Che fosse uno stadio o l’ultima piazza di paese...

Sì. Lo sapevate che avremmo suonato e cantato come se fosse stato l’ultimo stramaledetto concerto su questa terra.
In ognuna di quelle notti, noi eravamo pronti. 
Sì. “IO” lo ricordo bene.
Pronti a Vivere, Pronti a Morire.

La musica ci avrebbe preso e ci avrebbe fatto sanguinare emozioni fino a cadere sazia, grazie a quello che ci aveva dato o rubato, strappato o vinto... Sì. Senza riserve.
A chi suonava e a chi ascoltava.

Grazie. 

Grazie di ogni foto, video, intervista, post, pensiero che mi continuate a dedicare, nonostante il mio silenzio ( musicale ) da ormai 7 anni a questa parte .

Tutto qui. 
Pronti a Vivere, Pronti a Morire.
Per ogni emozione che ci fa sentire vivi e liberi. 
Per Sempre o per un solo giorno. 

Vi abbraccio forte.
Questo è per Voi.

Con queste parole semplici ma toccanti, che immagino sempre pronunciate dalla sua suadente ed ipnotica voce, Gianluigi Cavallo, in arte Cabo, voce e chitarra dei Litfiba dal 2000 al 2006, ha rotto un silenzio troppo lungo, durato sette anni!
Parole di ringraziamento verso chi l’ha sostenuto durante l’avventura Litfiba e dopo, ringraziandolo per le emozioni che ha dato, per l’energia che ha sprigionato attraverso la sua musica, i suoi testi, le sue performance live. E verso chi ha fatto di tutto per realizzare un sogno (non si sa quanto lungo): tornare a riascoltare la sua voce.
L’8 Gennaio 2014, giorno del compleanno di David Bowie,  su Youtube è apparso un videoclip di Heroes, vecchio cavallo di battaglia del Duca Bianco.


Una Heroes reinterpreta proprio da Gianluigi Cavallo, accompagnato da validi musicisti, prima che fans (Daniele Secondi e Giuseppe Intorre alle chitarre, Nunzio Bisogno alle tastiere,  Riccardo Rossi al basso).
Una sorpresa che con foga dirompente ha invaso i social network riempiendo di gioia e lacrime di commozione gli occhi dei tanti appassionati che non avevano mai perso la speranza nel ritorno di una delle migliori voci che il rock italiano abbia mai avuto!!!
Il video, diretto da Francesco Bravi, vede la partecipazione straordinaria di tanti fans che, tramite il tam tam internettiano, hanno girato un piccolo spezzone in cui cantano la frase simbolo del pezzo (We could be heroes).

Heroes dimostra quanto la passione, la caparbietà, l’amicizia possano essere il motore per costruire qualcosa di unico e all’apparenza impossibile. Che abbatta le barriere dei preconcetti, del sistema del music business.
Un progetto che sa di pioneristico, che ha il sapore del rock & roll duro e puro, quello che se ne frega delle logiche commerciali, delle classifiche di vendita, dei finti abiti alternativi che sull’etichetta portano le griffe delle migliori case di moda… insomma di tutto quello che ha portato la musica in coma!!!

Adesso la domanda che si pongono tutti è questa: questo ritorno rappresenta qualcosa di più o è solo un regalo in ricordo di ciò che è stato?
Risposte al momento non ce ne sono. Cabo oggi è l’amministratore delegato della VirtualCom, una delle più importanti e innovative software house del mondo. Difficile ipotizzare un suo ritorno a tempo pieno nel campo della musica.

Ma questo blog si chiama “Lasciate spazio ai sognatori…” e sognare non costa nulla.
Tanto più che una piccola fiammella è alimentata dalla nascita della pagina ufficiale facebook.
Insomma chi vivrà, vedrà.
Però ne approfitto per lanciare un appello pubblico al grande Cabo.
Caro Gianluigi, io sono una persona molto golosa e quando mi siedo a tavola, non ho nessuna intenzione di fermarmi all’antipasto, sei avvisato ehehehehehehehehehehe.