venerdì 27 settembre 2013

Scusate il ritardo: Iron Man 3


Regia: Shane Black
Personaggi e interpreti
Robert Downey Jr - > Tony Stark
Gwyneth Paltrow - > Pepper Potts
Don Cheadle - > James Rhodes
Guy Pearce - > Aldrich Killian
Rebecca Hall - > Maya Hansen
Jon Favreau - > Happy Hogan
Ben Kingsley - > Il Mandarino
Ty Simpkins  - > Harley

Azione
Durata 109 minuti circa
USA/Cina 2013
Walt Disney


Nuova rubrica dedicata, stavolta alle recensioni cinematografiche.
Il nome nasce dal fatto che, con la nascita di mia figlia, il tempo per andare al cinema è praticamente zero.
Pertanto sono stato costretto, gioco forza a convertirmi completamente all’home video, potendo guardare i film solo alla loro uscita in DVD.
E da qui il titolo “scusate il ritardo” perché farò tutte recensioni di film già usciti in sala da parecchi mesi.


L’onore e l’onere dell’esordio tocca ad Iron Man 3.
E diciamo subito che peggior inizio non poteva esserci. 
In sintesi: uno dei film più idioti mai visti in vita mia.
All'epoca dell'uscita del primo film ero già in fase di saturazione di supereroi al cinema. Ormai il genere era alla canna del gas, spremuto come un limone da una Hollywood a corto di idee.
Quindi andai a vedere il film (il primo interamente prodotto dai Marvel Studios) senza grosse aspettative, uscendo dalla sala completamente gasato (complice anche la nerdissima scena dopo i titoli di coda).
Poi arrivò il secondo film che buttò nel cesso tutti i pregi della prima pellicola, amplificandone i difetti.
Alla Marvel si sono resi conto della situazione ed hanno affidato la regia della terza pellicola al veterano dei film action anni '80/'90 (sia come sceneggiatore che come regista) Shane Black.
Diciamo che l'auspicato cambio di registro c'è stato ma il risultato è peggiore del secondo capitolo.
Non voglio fare il nerd e applicarmi sul lavoro fatto con il Mandarino perché a mente fredda ho razionalizzato che è la migliore intuizione del film e il merito è anche di una grande interpretazione di Ben Kingsley.
Il problema è tutto il resto. Tolti gli effetti speciali (belli si, ma ormai abbiamo visto di tutto, quindi stupire il pubblico diventa sempre più difficile) si ha la sensazione di vedere arma letale 5, con al posto delle pistole le armature di Iron Man.
Io sono un fan di arma letale ma nel 2013 vorrei vedere un film scritto con i ritmi e le dinamiche di oggi non degli anni '80.
A questo aggiungiamoci un Robert Downey Jr decisamente svogliato (ridicolo durante gli attacchi di panico per lo shock post battaglia finale tra Avengers e Chitauri) e la frittata è fatta.
Cosa per me inammissibile perché parliamo di un attore che nella sua carriera ha interpretato personaggi dalle svariate sfaccettature caratteriali, quindi ha la potenzialità di alternare nello stesso personaggio uno stile da commedia e uno drammatico.

La trama prende vagamente spunto dalla run di Warren Ellis sul personaggio, introducendo nell'universo cinematografico del vendicatore dorato il virus Extremis.
Al di là dei roboanti pim pam pum, la sostanza del film è aria fritta, con momenti da far cascare le cosiddette a terra (il bambino aiutante, con retaggio familiare strappalacrime, Pepper contagiata dal virus che indossa parti dell'armatura come se fosse da sempre Iron woMan... vabbè).

Un ecatombe in cui non può non esserci lo zampino della Disney e l'obiettivo di arrivare a tutti i target.
Occasione sprecata e soldi risparmiati al cinema.

Ps Oltre al Mandarino si salva la ormai consueta scena dopo i titoli di coda. Ininfluente ai fini della macrocontinuity Marvel cinematografica ma molto spassosa.




venerdì 20 settembre 2013

Segnali di fumo: Dampyr n° 162 Il figlio di Joan


Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Michele Cropera
Copertina: Enea Riboldi
Prezzo di copertina: € 2,90
Settembre 2013
Sergio Bonelli Editore

Arriva il tanto atteso seguito de “L’amante del vampiro” uno degli albi migliori della serie dove facevamo la conoscenza del maestro Mordha, colui che aveva ucciso il Dampyr predecessore di Harlan Draka.
Ironia della sorte il maestro che aveva ucciso un Dampyr è lo stesso che ne ha generato un altro primo di morire.
Un bambino concepito senza un secondo fine (com’è invece accaduto per Harlan) per il quale si annuncia una crescita molto dura.
E l’esempio è proprio quest’avventura.

SPOILER
Come si era già intuito il tempo nell’universo narrativo di Dampyr scorre in maniera identica al nostro.
Mentre ciò non crea problemi ad Harlan e a Tesla, per Kurjak prima o poi si porrà la questione dell’invecchiamento. E già si accenna qualcosa sul finale della storia.

Una storia che vede un gioco di alleanze e tradimenti imprevedibili: tutti si aspettavano un alleanza Nergal/Marsden e invece ecco spuntare Erlik Khan. Nel momento più critico per i nostri eroi, l’aiuto arriva dal personaggio più inaspettato Samael (anche se fra le righe Boselli suggerisce cosa ha avuto in cambio per il suo intervento).

Un crescendo di emozioni fino all’inaspettata morte di Kagyr (il fido cagnone vampirizzato dal maestro asiatico) per mano di Harlan che sicuramente romperà la tregua tra Harlan ed Erlik Khan!
FINE SPOILER

Applausi per Boselli perché ci vuole coraggio ad inserire in una serie dai meccanismi già delineati una variante come quella di un nuovo Dampyr.
Una sottotrama che se ben gestita, potrebbe rivelarsi come la più sconvolgente vista finora.
Insomma un albo che si prospettava essere un capolavoro e capolavoro è stato.

La tensione, la paura crescente della sceneggiatura non poteva avere miglior interprete del pennello di Cropera, arrivato ormai a degli standard qualitativi davvero alti per me che al suo esordio non apprezzavo tanto il suo tratto.

Confesso la mia ignoranza e quindi non avevo colto la citazione nella cover di Riboldi che trovo riuscitissima.


Adesso mi accomodo in poltrona in attesa di vedere, con trepidante attesa su quale binario si incanalerà la serie.

lunedì 16 settembre 2013

Segnali di fumo: Marvel Now! Incredibili Avengers Una Nuova unione







Incredibili Avengers n° 1/4
(contenente Uncanny Avengers n° 1/4
Dicembre 2012/Marzo 2013)
Soggetto e sceneggiatura: Rick Remender
Disegni e Copertine: John Cassaday
Colori: Laura Martin e Larry Molinar
Maggio 2013/Agosto 2013
Prezzo di copertina: n° 1 € 1,00, n° 2/4 € 3,50
Panini Comics su licenza Marvel Comics

Nella loro storia editoriale sono stati potenti, nuovi, definitivi, della costa ovest, dei grandi laghi, giovani, segreti ma non sono mai stati incredibili!!!
Uncanny Avengers è una nuova serie targata Marvel Comics (pubblicata in Italia ovviamente dalla Panini) che si propone con l'ambizione di essere la porta bandiera dell'iniziativa Marvel Now!
Per chi non lo sapesse Marvel Now! è stata in un certo senso la risposta al new 52 della DC Comics.
Laddove la distinta concorrenza ha (per l'ennesima volta) riazzerato il proprio universo narrativo, facendo ripartire daccapo tutti i protagonisti (reboot in gergo fumettistico), la Marvel invece ha rilanciato il proprio parco testate (o create nuove serie ad hoc) rimescolando tutti i team creativi.
In gergo fumettistico un rilancio si chiama starting point, cioè è un punto di accesso per un potenziale nuovo lettore (o nel mio caso per riprenderne uno vecchio) che può leggere le nuove trame senza dover per forza aver letto le saghe precedenti. Ma a differenza della DC, le storie vecchie non sono state cancellate. Sono lì, pronte per essere richiamate se e quando servono.
Non è la prima volta che la Marvel effettua un'operazione del genere. La novità sta nel fatto che non l'ha mai fatto in contemporanea per tutte le sue testate.
Spostando da una serie all'altra le proprie risorse umane, ha dato nuovi stimoli agli autori e nuova freschezza alle serie.

Dicevamo la serie in oggetto si pone come sorta di manifesto dell'intera operazione e come punto di congiunzione tra due famiglie: quella dei Vendicatori e quella degli X Men.
Si parte dalla conseguenze dell'ultimo cross over AVX con l'ennesimo scontro tra gli eroi più potenti della terra e i mutanti.
Senza entrare nel merito, la fine della saga in questione ha visto morire (per quattrocentomiliardesima volta) il professor Xavier, stavolta ucciso dal suo pupillo Ciclope, posseduto dalla forza Fenice.
La stessa forza Fenice che ha resettato l'incantesimo di Scarlet (che scatenò la decimazione tra i mutanti) ripopolando il mondo di portatori di gene X.
Con il fioccare di nuovi mutanti si rinfocola il sentimento di timore e odio nei loro confronti.
Dopo le tragedie e gli scontri di AVX, Capitan America matura la consapevolezza che i Vendicatori non hanno mai fatto nulla di concreto per l'integrazione dei mutanti.
Quindi il super eroe decide di formare una nuova squadra che rappresenti l'unione tra gli Avengers e gli X Men (da cui il titolo della testata che fonde i nomi delle due serie storiche Avengers ed Uncanny X Men). Una squadra il cui leader scelto è un mutante, Havok, alias Alex Summers, fratello del sopra citato Ciclope, diventato ormai agli occhi dell'opinione pubblica un terrorista a tutti gli effetti.
La serie è scritta da uno dei talenti emergenti della Marvel, Rick Remender che per l'occasione adotta uno stile che cerca di fondere la due componenti che hanno decretato il successo ultradecennale dei due gruppi. L'epica dei Vendicatori combinato ai drammi degli X Men.
Uno stile che, con l'uso di didascalie con la voce di un narratore esterno che scava nei pensieri e nelle sensazioni dei protagonisti, si rifà al miglior Chris Claremont.
La prima saga vede, da tradizione, la nascita della squadra direttamente sul campo. 
E se Vendicatori e X Men uniscono le forze anche le minacce dei due gruppi diventano comuni.
E quindi ecco arrivare un redivivo Teschio Rosso dotato di poteri telepatici di natura mutante! (Chi sia questo Teschio e come abbia ottenuto questi poteri lo lascio scoprire leggendo la storia).
Premetto che oggi leggere fumetti Marvel richiede una grossa dose di sospensione dell'incredulità e l'accettazione di parecchi compromessi.
Uno su tutti l'influenza dei film. O la presenza dei pezzi grossi in più supersquadre.
Quello che posso dire è che Remender fa un ottimo lavoro, scrivendo una saga introduttiva in quattro parti, veloce nel ritmo e classica nella struttura.
Sceglie i membri della formazione con una certa logica,  introducendo dinamiche di tensione molto interessanti.
Avvalendosi spesso di sequenze flashback prese da vecchie storie, senza essere pedante o fuori luogo, per sottolineare passaggi importanti.
E' uno scrittore che non conoscevo quindi si è rivelato una piacevole sorpresa, soprattutto alla luce dei commenti negativi che ho letto in giro sulla rete su questa serie, e su questa saga in particolare.
I disegni invece che, sulla carta dovevano rappresentare l'attrazione principale sono una parziale delusione.
Cassaday è il lontano parente dell'autore di Capitan America (versione Marvel Knights) o di Astonishing X Men. Però i primi due episodi sono un qualcosa di dignitoso. Il problema sorge sulla distanza. Cassaday si conferma un illustratore allergico alle scadenza di un'uscita mensile.
I coloristi Laura Martin e Larry Molinar ci mettono una pezza ma per chi ammira Cassaday non può rammaricarsi per il risultato finale.
Le cover poi sono la mazzata finale: un'accozzaglia di pose ed elementi senza senso.
Un vero peccato.

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto








venerdì 13 settembre 2013

Segnali di fumo: Saguaro n° 16 Il Nido delle Aquile


Soggetto e Sceneggiatura: Bruno Enna
Disegni: Luigi Siniscalchi
Copertina: Davide Furnò
Agosto 2013
Prezzo di copertina: € 2,90
Sergio Bonelli Editore

Saguaro ha sventato il complotto ai suoi danni ma il rientro nei ranghi dell'FBI è più difficile di quanto potesse immaginare.
In primo luogo deve sottoporsi ad una serie di sedute con una psicologa. 
Enna introduce così un nuovo personaggio: una dottoressa molto ambigua, in bilico tra professionalità e interesse personale verso un uomo affascinante nella sua durezza e nei suoi misteri.
L'occasione è propizia per mostrarci ancora una volta la natura della rivalità tra Thorn e Cobra Ray, due facce della stessa medaglia.
E, zitto zitto, Enna ci fa vedere anche in che modo sta evolvendo il rapporto tra lo stesso Thorn e Kay, la cui figura sta assumendo sempre più i contorni di ancora razionale del protagonista.
In questo numero, ad esempio, appare pochissimo. Ma il peso delle sua presenza e delle sue parole è importantissimo.

Dicevo delle difficoltà di reinserimento. I problemi per Saguaro non sono solo di natura personale ma anche lavorativi.
Si trova a dover collaborare con colleghi che lo trattano con pregiudizio a causa della sua natura di nativo.
Ma, oltre al pregiudizio c'è qualcosa di più grave e angosciante: non può fidarsi di nessuno perché chiunque potrebbe essere la talpa a cui sta dando la caccia!

Nell'albo viene affrontato un argomento molto importante nella cultura mondiale degli anni '70: la nascita delle radio libere.
Con il suo consolidato stile fresco e dinamico Enna continua ad espandere l'affresco della continuity della serie, riuscendo allo stesso tempo a chiudere una sottotrama e ad aprirne un'altra, nella struttura di un racconto autoconclusivo.
In pratica la perfezione nel fumetto seriale.

Siniscalchi, ai disegni dimostra di avere ormai preso confidenza con lo stile vintage che ha deciso di usare come approccio grafico alla serie.
Un risultato strano al primo impatto ma che riesce a farmi calare nell'epoca della storia, donando alle tavole un senso di piacevolezza nella lettura.

Bellissima e carica di tensione (nonché di piacevolissimi inside joke per gli appassionati di musica) la cover di Furnò.

Infine una cosa che dimentico sempre, colpevolmente di citare nelle mie recensioni, l'ottimo apparato redazionale a cura di Gianmaria Contro, sempre ricco di informazioni e aneddoti sulla storia dei nativi americani.

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto

mercoledì 11 settembre 2013

Segnali di fumo: Dampyr n° 161 Mal di luna


Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Luca Rossi
Copertina: Enea Riboldi
Agosto 2013
Prezzo di copertina: € 2,90
Sergio Bonelli Editore

Il ritorno di Luca Rossi ai pennelli vale da solo il "prezzo del biglietto", per usare un gergo da cinefilo. 

Molto bella la storia. Nonostante l'intreccio si svolga in maniera prevedibile per 3/4 dell'albo, la "prosa" di Boselli è un marchio di garanzia che non delude mai.

Nell'ultimo atto il finale si fa emozionante e imprevedibile
e lascia aperto più di uno spiraglio per il futuro

SPOILER In pratica Harlan adesso ha un'intera cittadina di lupi mannari come potenziali alleati FINE SPOILER

Non sono ne un estimatore ne un detrattore di Riboldi,
non mi ha mai preso come altri copertinisti bonelliani. Però quando fa un buon lavoro lo ammetto ed è questo il caso.


domenica 8 settembre 2013

Segnali di Fumo: Zagor - Il mondo Perduto






Zagor nn. 575/576/577
corrispondente a Zenith Gigante n° 626/627/628
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Michele Rubini
Copertine: Gallieno Ferri
Giugno/Agosto 2013
Prezzo di copertina: € 2,90 cad.
Sergio Bonelli Editore

La tradizione zagoriana (ma il discorso lo si può allargare a tutta la produzione Bonelli) vede spesso prendere spunto da famose opere letterarie e/o cinematografiche, per poi rielaborarle nell'ottica dell'affascinante universo dello Spirito della scure.
Non una mera scopiazzatura di un canovaccio per risparmiarsi sull'ispirazione, ma un dichiarato omaggio alla narrativa avventurosa nel fumetto che ne è la massima espressione e rappresentanza.
Per la saga "Il mondo perduto" (che si dipana in due albi, più una trentina di pagine del terzo) Mauro Boselli si è ispirato all'opera omonima di sir Arthur Conan Doyle (conosciuto per essere il creatore di Sherlock Holmes).
Il tutto viene calato nella continuity attuale del personaggio che lo vede girovagare per il Sudamerica, insieme all'inseparabile Cico, alla caccia del suo ex amico Dexter Green.
Boselli raggiunge in questa storia un equilibrio perfetto. Parte con la vicenda che vuole raccontare, sviluppando il racconto con una struttura classica, per poi riepilogare gli sviluppi della macrotrama di Green in maniera originale e moderna, senza risultare pedante e didascalico (non dico come per non rovinare il piacere a chi non l'avesse già letta).
Fatto ciò si lancia in un racconto vertiginoso, un rullo compressore di emozioni che fanno sobbalzare dalla poltrona.
Una delle storie più belle lette in vita mia non solo di Zagor, ma in assoluto.
Complice anche i disegni immensi, stupendi, magnifici (e potrei continuare all'infinito) di Michele Rubini. Un talento puro (e non è un caso che Boselli l'abbia sgraffignato a Burattini e se lo sia portato su Dampyr e Tex ehehehehehehehehehe).
Dinamicità sposata al gusto per il dettaglio. Con una spettacolarità che esplode al momento opportuno. Questo in sintesi il giudizio sulla sua prova.
Merito anche della sceneggiatura che il buon Mauro gli ha cucito su misura, con vignette grandi che spesso rompono lo schema della gabbia a tre strisce.
Insomma, per chiudere il discorso, "Il mondo perduto" è un giro sulle montagne russe. Provare per credere.

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto







venerdì 6 settembre 2013

Segnali di fumo: Tex - Tombstone Epitaph





Nn° 633/634
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Gianluca Acciarino
Copertina: Claudio Villa
Luglio/Agosto 2013
Prezzo di copertina: € 2,90
Sergio Bonelli Editore

Una storia di Mauro Boselli che non sembra scritta da Mauro Boselli. O quasi.

Eh si, perché "Tombstone Epitaph" parte come una canonica storia dello scrittore milanese: prologo, entrata in scena del protagonista e i suoi comprimari, e un intreccio che si dipana man mano, riempendosi di personaggi che donano il consueto tocco di coralità al racconto, marchio di fabbrica dello sceneggiatore nonché curatore della testata.
Situazioni tese, colpi di scena ben congegnati e presentati, insomma tutto ciò che lascia presagire una deflagrante seconda parte.
Una seconda parte, "I Professionisti" che invece, mantiene il registro della storia su uno stampo classico, dove i cattivi sono cattivi, senza nessuna possibilità di redenzione e Tex Willer (in quest'avventura accompagnato da Kit Carson e da suo figlio Kit Willer) deve sbrogliare la situazione da par suo a suon di sganassoni e sparatorie.
Diciamo che, in un'ottica da lettura scanzonata, senza troppe pretese, questa doppia svolge perfettamente il suo compito, regalando un paio di ore di adrenalinico divertimento.
La storia fila, non ci sono cadute di stile o incongruenze.
Inserendosi, in questo modo, nella media qualitativa della longeva serie.
Il problema, volendo trovare il pelo nell'uovo sta che le premesse della prima parte lasciavano presagire un qualcosa di più sorprendente e di meno canonico. Con un personaggio femminile che da papabile protagonista viene ridotta a mera tappezzeria del racconto.
O come i cattivi, i fantomatici professionisti del titolo del secondo albo, i quali nelle loro azioni di professionale non hanno proprio niente e si sciolgono come neve al sole dinnanzi alla "potenza" di Tex :P
Quindi, riepilogando, "Tombstone Epitaph" è una storia brutta o banale? No, assolutamente. E' un doppia onesta, che ha il suo perché.
Era lecito aspettarsi di più? Direi di si. E' la colpa è di Boselli che ha abituato troppo bene gli aficionados come me :)

I disegni vedono l'esordio di Gianluca Acciarino, proveniente dallo staff di Brendon.
Il mio giudizio potrà sembrare di parte, essendo l'autore di origine campana, come me.
Ma in barba a qualsiasi accusa di campanilismo dico che le tavole sono perfette, una più stupenda dell'altra.
Una linea chiara che mette in risalto lo storytelling cinematografico delle sceneggiature di Boselli, impreziosita da una meticolosità del dettaglio che trasportano dritto nelle atmosfere del polveroso west.
In pratica un'altro ottimo acquisto per il già superbo staff di Aquila della Notte.

Chiudo con la genuflessione di rito dinnanzi all'arte delle cover del maestro Villa ;)

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto

martedì 3 settembre 2013

Segnali di fumo: Marvel Now! I nuovissimi X Men: Gli eroi del domani + Professoressa K




I Nuovissimi X Men N. 1/3
Soggetto e sceneggiatura: Brian Michael Bendis
Matite e Copertina: Stuart Immonen e David Marquez
Chine: Wade Von Grawbadger
Colori: Marte Gracia
Giugno/Agosto 2013
Prezzo di copertina: € 3,50 cad.
Panini Comics
su licenza Marvel Comics
contiene All New X Men n. 1/6 Gennaio/Marzo 2013

Una nuova serie degli X Men con i cinque membri originali (Ciclope, Marvel Girl, Bestia, Angelo e Uomo Ghiaccio) prelevati dal passato e catapultati ai giorni nostri.
Quando lessi l'incipit della nuova testata dedicata ai mutanti di casa Marvel bollai inizialmente la cosa come emerita caXXata, per dirla alla Trio Medusa.
Il fatto che poi ai testi ci fosse Brian Michael Bendis non faceva altro che confermare la mia opinione.
Per carità BMB è un grande scrittore però i suoi lavori migliori per la casa delle idee sono tutti cicli di storie per serie con eroi "a solo" (Ultimate Spider Man, Daredevil, Elektra). 
Mentre i suoi risultati più deludenti (qualitativamente parlando) li ha dati quando si è ritrovato a scrivere di supergruppi (Ultimate X Men, Ultimate Fantastic Four, Avengers).
Proprio la sua gestione dei Vendicatori, caratterizzata da grandi idee, sviluppate male e in fretta, e approfondite ancora peggio, mi aveva portato a ridimensionare le qualità dello scrittore e a farmi abbandonare del tutto i comics americani.

Poi mi sono ricordato di quando, nel 2000 sentii parlare per la prima volta di Ultimate Spider Man e, ancora scottato dal pessimo Spider Man:Chapter One,non sentendo minimamente il bisogno di rileggere nuove origini rivedute e corrette del ragnetto, bollai con la stessa espressione l'iniziativa.
Errore clamoroso! E quando il fumetto arrivò in Italia me ne accorsi. Per anni USM è stato il vero Uomo Ragno, una serie narrata con canoni moderni, dove tutto poteva succedere e dove, allo stesso tempo si respirava l'essenza del personaggio di Lee e Ditko degli anni '60.

E quindi? Cosa c'entra questo con gli X Men?
Beh, se ho sbagliato una volta a giudicare un qualcosa per partito preso, senza neanche leggerlo, forse mi sbagliavo pure adesso.
E infatti All new X Men (da noi ribattezzata I Nuovissimi X Men) nei primi sei numeri USA ha messo sul piatto tutti gli elementi per una grande serie!!!

Innanzitutto partiamo dal titolo. All New X Men. In esso ritroviamo tutta la sagace ironia di Bendis. Non potendo più usare l'appellativo di New X Men (già usato nel 2001 nella gestione Morrison e riciclato nel Reload per il rilancio dei Nuovi Mutanti), BMB alza il tiro rifacendosi allo slogan che troneggiava sulle copertine degli anni '70. Quando Len Wein e Chris Claremont presero una serie moribonda e la rilanciarono con nuovi personaggi (all new, all different).
Quella era un'epoca in cui tutto poteva accadere e i lettori di tutto il mondo premiarono la casa delle idee facendo diventare il fanalino di coda della produzione Marvel il suo best seller.
Poi, all'apice del successo gli X Men sono implosi su loro stessi, si è smesso di innovare e si è pensato a preservare, in un continuo reiterarsi di situazioni trite e ritrite.
L'unico che ha cercato di smuovere le acque è stato il già citato Morrison. Con il risultato che tutto il suo ottimo lavoro è stato completamente ribaltato (e in un certo senso disconosiuto) appena ha lasciato le redini della serie.
Pertanto, conscio di ciò, Bendis non potendo andare avanti, torna indietro e ripesca gli X Men originali portandoli nel contesto odierno. Come dicevo, ironico e geniale.
Altro non dico per non rovinare il piacere della lettura a chi non l'avesse già fatto.
Voglio solo affermare che ho ritrovato il gusto e il piacere di leggere gli X Men come se fossimo ai tempi d'oro di Chris Claremont.
Perché Bendis riprende alla grande, con tecniche moderne di narrazione, le tre componenti che hanno fatto le fortune dei mutanti: supereroismo, fantascienza e soap opera.

I primi cinque albi formano la saga Gli Eroi di Domani, l'incipit che pone le basi della serie, disegnati da Stuart Immonen che parte alla grande, dimostrando l'enorme maturità che il suo tratto ha raggiunto in questi anni, calando però nell'ultimo capitolo forse a causa delle scadenze troppo ravvicinate (nei primi mesi la testata è uscita in America a cadenza quindicinale).
La sesta parte è un episodio di raccordo che approfondisce le conseguenze della prima saga, preparando contemporaneamente il terreno alla seconda. Alle matite troviamo il sostituto David Marquez, autore di una prova ne carne ne pesce, senza personalità, nel tentativo di adattarsi allo stile del titolare di testata.

Ma, nonostante una parte grafica non all'altezza, ripeto I Nuovissimi X Men parte col botto, facendo della confronto tra due generazioni di X Men (da una parte quelli ingenui e puri degli anni '60, dall'altra quelli feriti da anni di battaglie, torture, tragedie e compromessi dei giorni nostri) il suo punto forte.