giovedì 2 maggio 2013

L'Alfa e l'Omega - Intervista a Stefano Vietti

Ospite di "Lasciate spazio ai sognatori...", lo sceneggiatore Stefano Vietti.

Così recita la sua biografia, estratta dal sito della Sergio Bonelli Editore:
http://www.sergiobonellieditore.it/auto/componi_scheda_collaboratori?collaboratore=Stefano+Vietti

<<Nasce a Chiari, in provincia di Brescia nel 1965. Nel 1990 crea, con altri autori di Brescia, la testata "Full Moon Project" (Edizioni Eden) ed, in seguito, entra nello staff di "Lazarus Ledd", della Star Comics.
Sempre per la Star da vita, nel 1994, alla testata fantascientifica "Hammer".
Dal 1995 inizia a collaborare con Sergio Bonelli Editore scrivendo per "Nathan Never", "Legs Weaver", "Zona X" e "Martin Mystère". 
Successivamente lavora anche per "Il Giornalino" ("Yelo III", "Teenage Mutant Ninja Turtles", "Gray Logan", "N.E.X.T. 02", "Spider Man") e per la casa editrice Disney, sceneggiando alcune avventure della serie "Kylion".
Nel 2007 pubblica, sempre per Sergio Bonelli Editore, "Dragonero", primo albo della serie "I Romanzi a fumetti Bonelli", scritto con Luca Enoch e disegnato da Giuseppe Matteoni.
In seguito sceneggia i numeri 2, 4 e 12 della miniserie "Greystorm".>>

Salve Stefano e benvenuto a "Lasciate spazio ai sognatori..."

Da 18 anni sei una delle punte di diamante della scuderia Bonelli. 18 anni è l'età in cui si diventa maggiorenni, nel tuo caso significa esordire in edicola (a Giugno) con una serie regolare Bonelli da te co-creata (con Luca Enoch): "Dragonero". Quali sono le emozioni di questo debutto?
Grandi emozioni, naturalmente: per essere arrivato ad una mia serie in Bonelli, perché si tratta di una serie fantasy, perché è come la volevo fin dall'inizio. Giorni fa ho scritto ad un amico che preparare "Dragonero" è stata una vera impresa... una di quelle "faccende narrative" complicate oltre misura nelle quali un autore, se non sta attento, prima o poi si trova invischiato nella sua vita e che se non avessi avuto così tanta esperienza non ce l'avrei fatta. Motivo per un'ulteriore emozione.

"Dragonero" è stato il primo albo della serie "I Romanzi a fumetti Bonelli". Da romanzo a serie regolare, quali sono state le fasi di questa evoluzione?
In realtà il progetto "Dragonero" è nato subito come seriale. Fu il romanzo a fumetti a rappresentare una sua naturale "involuzione"... nel senso che non era il momento per una serie, ma per un singolo volume di approccio. In seguito al suo successo e ad un ritorno della Bonelli al seriale ci trovammo per le mani la possibilità di sviluppare il progetto così com'era nato.



Una nuova serie desta sempre curiosità e fibrillazione nei lettori. Per tanti fattori: storie, ambientazioni, personaggi e autori coinvolti. Puoi farci una breve presentazione dello staff artistico (scrittori e disegnatori) di "Dragonero"?
Il progetto narrativo e tutte le storie saranno mie e di Enoch. Lo staff artistico è formato da Giuseppe Matteoni, che disegnò il romanzo a fumetti, e che sarà il copertinista e da 11 altri disegnatori: Giancarlo Olivares, Antonella Platano, Francesco Rizzato, Gianluca Pagliarini, Gianluigi Gregorini, Alfio Buscaglia, Cristiano Cucina, Luca Malisan, Walter Trono, Giuseppe De Luca e Manolo Morrone. Alcuni di loro sono dei veterani di grande esperienza, maturata sia in Bonelli che in altre case editrici. Alcuni sono giovani talentuosi a cui abbiamo deciso di dare fiducia.

Dedicarsi a "Dragonero" ha significato un quasi totale abbandono del personaggio del quale hai segnato il destino degli ultimi dieci/quindici anni: "Nathan Never". Pur rimanendone nello staff hai dovuto giocoforza ridimensionare ruolo e mole di lavoro. Hai scritto decine e di storie e tante saghe che hanno sconvolto l'universo alfa ed emozionato migliaia di lettori, facendo di te lo scrittore di punta del personaggio dopo i tre sardi (i creatori Medda, Serra e Vigna). Qual'è il tuo personale bilancio di questa importantissima pagina della tua carriera?

Oh, Nathan... quanti ricordi! Non ho lasciato del tutto il personaggio, ma in effetti ci tornerò sopra ormai raramente,per completare alcuni miei percorsi narrativi rimasti aperti. E' il personaggio dei fumetti che più ho amato. Mi ci sono dedicato con grande passione, anche perché, sebbene non sia una mia creazione, l'ho subito sentito molto nelle mie corde fin dal 1995 quando entrai nel suo staff... o anche prima... quando iniziai a leggerlo dal numero 1. Nathan è in effetti la pagina centrale della mia carriera... mi ha consentito di crescere come autore in modo continuativo... di mettere alla prova la mia creatività e di affinare le tecniche di scrittura... una sorta di punto di partenza,di passaggio e di arrivo insieme.



Il successo di una serie porta con se una richiesta maggiore di storie da parte del pubblico. Per Nathan Never ciò ha significato un ampliamento del proprio universo narrativo e la nascita di vari serial paralleli. Ora, lungi da me essere polemico, ma certe volte sulla serie regolare mi è sembrato di leggere non delle storie ma degli episodi pilota per lo spin off di turno. Premesso che ogni storia che un autore sente di dover raccontare, dev'essere raccontata, non ci si è lasciati prendere un po' la mano con tutti questi spin off?
Può essere, si... sono d'accordo con te... forse c'è stato uno spin off di troppo... oppure, forse era il caso di condensare certe trame e venire un po' prima al dunque. Ma quando stai inventando qualcosa è difficile avere una visione così sintetica di ciò che stai facendo. Il procedimento giusto è creare e poi tagliare. Spesso la buona riuscita di un plot narrativo sta nelle rinunce. Ma mentre ci lavori sopra, beh, non è così facile avere una visione tanto saggia del tuo lavoro ;)



Il genere fantascientifico ha segnato, finora, la tua carriera. Penso di non dire niente di errato nell'affermare che il tuo approdo su "Nathan Never" è figlio dell'ottimo lavoro (bruscamente interrotto) fatto su "Hammer". Cosa ricordi di quel periodo? Cosa provava lo Stefano di allora alla vigilia dell'uscita del primo numero, rispetto a quello che prova lo Stefano di oggi alla vigilia del debutto del già citato "Dragonero"? 
E' vero. Hammer è stato per me in un certo senso l'ingresso a Nathan, consentendomi di restare nella fantascienza. Ai tempi era tutto vissuto con incredulità... si creava qualcosa e all'improvviso questa cosa piaceva e c'era persino qualcuno che ti pagava per poi pubblicarla. Non si pensava ad altro se non a fare un buon lavoro. Il resto... compreso il guadagno, era una conseguenza del buon lavoro fatto. Oggi per fortuna tutto ciò è rimasto uguale. Tutto è sempre una conseguenza del buon lavoro. Ma oggi sento maggiori responsabilità che allora non sentivo. Responsabilità verso l'editore che investe e verso gli autori che dipendono dal mio lavoro. Sono un po' meno spensierato, in effetti.

Ade Capone qualche mese fa, sul forum di ComicUs, ha dichiarato che, se avesse potuto scegliere, ci sarebbe stato un solo sceneggiatore al quale avrebbe affidato le redini della continuazione del suo personaggio di maggior successo: "Lazarus Ledd". Penso sia superfluo dire di chi si trattasse. Cosa ne avresti fatto di Larry? E' rimasta qualche idea nel cassetto, non sviluppata a causa di altri impegni lavorativi?
Ci sono state due persone fondamentali per la mia carriera di scrittore: Ade Capone e Antonio Serra. Con entrambi il rapporto lavorativo è andato oltre, diventando amicizia. Non saprei dirti cosa avrei fatto di Larry, perché ci ho lavorato troppo poco. Credo che avrei fatto molte delle cose che ha poi fatto Ade e di certo peggio... eh eh eh 

L'excursus sulla tua carriera potrebbe continuare all'infinito talmente tanti sono i personaggi sui quali hai lavorato. Ma l'ultima domanda di quest'argomento non può non trattare il personaggio che ogni appassionato di fumetti ha letto, almeno una volta nella sua vita: L'Uomo Ragno. Per "Il Giornalino" hai scritto avventure ex novo di Spider Man, prodotte esclusivamente per il nostro paese su supervisione della Marvel Comics. Qual'è stato il tuo approccio verso quest'icona del fumetto mondiale? Che spazio di manovra hai avuto?
Mi sono avvicinato al personaggio di Spider Man con molto rispetto e soprattutto con la consapevolezza che, non avendo mai fino ad allora scritto avventure di super eroi Marvel dovevo imparare strada facendo. Da fan di Spidey mi sono ripromesso fin da subito di non "usare" il personaggio ma, piuttosto di mettermi al suo servizio e vedere cosa riuscivo a far saltar fuori di quel suo originale "spirito ragnesco" che ha conquistato così tanti lettori in tutto il mondo, me compreso. Ho avuto fin dall'inizio un ampio spazio di manovra, tanto che potei addirittura creare una mia continuity per l'intero arco narrativo. Mi aiutò molto avere Francesco Meo come editor... ci lavorai davvero bene con lui.  La Marvel apprezzò molto il lavoro. Purtroppo finì anzitempo. Succede.

Come hai iniziato a fare questo lavoro a livello professionale? Qual'è stata la molla che ha fatto scattare in te il sogno e l'ambizione di fare lo sceneggiatore di fumetti?
La molla fu la lettura. Ti appassioni a leggere libri e fumetti. Poi scopri di avere voglia di scriverli. Infine ti ritrovi da lettore ad autore... e son passati anni, però, nel frattempo, e hai scoperto che sono stati anni di duro lavoro. Per me non si è trattato di ambizione. Devo dire che non ho mai nemmeno avuto ansie particolari in merito. Credo molta pazienza,  invece. Avevo la mia vita che andava avanti. Ma mi piaceva scrivere.

Le tue storie sono sempre caratterizzate da un ritmo serrato, ottimo dosaggio della continuity, personaggi ben caratterizzati ed usati in modo equilibrato nella coralità delle vicende. Quali sono gli autori (fumettistici e non) che hanno influenzato il tuo modo di scrivere?
Ce ne sono molti, di autori che mi hanno influenzato e mi influenzano ancora. Naturalmente. Stephen King e Tolkien. David Chandler con le sue "campagne di Napoleone" oppure Samuel Coleridge. Terry Brooks e William Blake? Potrei andare avanti ad oltranza, ma alle volte, un saggio sulla vita delle tigri siberiane influenza più di un romanzo.

Quali sono le tue passioni? Cosa fa Stefano Vietti nel tempo libero?
Il tempo libero in questi ultimi tre anni è stato pari a zero. Comunque sia... un buon film e un buon libro sono sempre graditi. Quando riesco dipingo soldatini. La domenica gioco a soft air col mio club... nome in codice... Mr Alfa.

Progetti futuri? Riepilogando sappiamo che: è imminente l'esordio di "Dragonero"; è in lavorazione un tuo racconto per la collana "Le Storie"; è previsto un nuovo episodio di "Dipartimento 51" su "Universo Alfa e,  sempre sulla stessa collana, lo spostamento di "Generazione Futuro"; infine, per "Nathan Never" è in lavorazione una storia sulla serie regolare in più numeri dal titolo "la saga di Venere". "Dragonero" a parte, cosa puoi dirci di tutti questi progetti? Inoltre c'è qualcos'altro che bolle in pentola?
Hai già riepilogato tutto per bene tu :) Aggiungo che sto lavorando a qualcosa di avventuroso con Alessandro Bignamini... qualcosa do ottocentesco. Poi sto progettando un'idea nuova con Marco Checchetto. Poi ci sarebbe un pensiero zombie per Bonelli. Infine qualcosa al di fuori del fumetto del quale spero di poter parlare al più presto. Tutto nei tempi giusti, ovvio. Non è roba che può uscire da qui a domattina.

Ed ora, per concludere, domande di rito per tutti gli ospiti del blog.

Avendo la possibilità, quale personaggio, al quale non hai mai lavorato, ti piacerebbe scrivere?
In generale? Non ho dubbi... James Bond.

Team up impossibili. Quali personaggi ti piacerebbe far incontrare (o scontrare) in una storia scritta da te?
Ian Aranill Dragonero e Conan il Barbaro! Scontro prima... e poi avventura insieme.

La fine del mondo si avvicina. Dobbiamo evacuare la terra. Puoi portare con te un libro, un film, un disco e un fumetto. Quali?
L'Odissea. Apocalypse Now. Telegraph Road dei Dire Straits. Il principe Valiant.

Sei un sognatore? Se si, ammesso che non l'abbia già fatto, qual è il sogno che vorresti realizzare?
Ho dei sogni modesti... ma forse, la verità è che non sono un vero sognatore. Mi trovo bene con quello che faccio.

Ringrazio Stefano Vietti per la cortese disponibilità, augurandogli un "in bocca al lupo" per il proseguimento della sua carriera. 

Alla prossima.

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