lunedì 21 ottobre 2013

Segnali di fumo: Orfani n° 1 Piccoli spaventati guerrieri


Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari
Colori: Annalisa Leoni e Lorenzo De Felici
Copertina: Massimo Carnevale
Prezzo di copertina: € 4,50
Ottobre 2013
Sergio Bonelli Editore

Tanto tuonò che piovve!!!
"Orfani" è finalmente giunto in edicola. La serie più attesa dell'anno, del decennio forse, che ha le potenzialità per segnare uno spartiacque nel mondo del fumetto popolare italiano come lo sono stati Tex, Diabolik, Dylan Dog e Nathan Never nella loro epoca (e sapete cosa dico? ci metto pure John Doe in questa lista).
Sto esagerando? L'ho sparata grossa? Forse. Ma i presupposti per un qualcosa di nuovo, che scardini le vecchie regole, ci stanno tutti.
Non è caso che tre dei cinque autori coinvolti nella realizzazione di questo primo numero (di 12) della nuova miniserie Bonelli, dieci anni fa erano gli stessi del primo numero del sopra citato John Doe.
Orfani è la prosecuzione di un discorso autorale intrapreso da Roberto Recchioni che sta scandendo le tappe della sua carriera. Un percorso il cui obiettivo è raccontare buone storie in modo nuovo, o sarebbe meglio dire diverso, arricchendo i ritmi e i canoni della narrazione seriale.
E non solo. Tentare di fare un buon lavoro non basta. La fatica raddoppia perché Recchioni sta tentando di scardinare anche i canonici canali di promozione Bonelli (e del fumetto italiano in generale), cercando di far arrivare il proprio prodotto in mano a quel target che ha perso di vista il mondo del fumetto o non ci si è mai avvicinato.
Ed ecco nascere le partnership con Multiplayer e Bao.
Io non ho la sfera di cristallo e non so quali risultati produrrà questo sforzo. Ma nel frattempo applaudo il tentativo fortemente professionale, dove nulla è lasciato al caso.

Ma veniamo alla sostanza: il fumetto.
Creare hype intorno ad un'opera può avere un effetto boomerang perché più sono alte le aspettative, più è alto il rischio che le stesse possano essere deluse.
Per quanto mi riguarda posso dire di essere rimasto completamente soddisfatto e sono invogliato nella prosecuzione.
Ho preso l'albo, da buon feticista ne ho annusato l'odore fresco di stampa e mi sono gettato nella lettura.
"Piccoli spaventati guerrieri" è una buona storia, raccontata in maniera dinamica e moderna. Usa in maniera ottima i mezzi propri del fumetto come le didascalie ma, allo stesso tempo è figlia di un modo di narrare per immagini, senza dialoghi che ribadiscono ciò che la vignetta già mostra chiaramente.
Ciò, al contrario di quello che si possa pensare, richiede un lavoro alla sceneggiatura ancora più faticoso ed è possibile solo se tra scrittore e disegnatore c'è una grande intesa.
E c'è, in maniera fortissima. Recchioni è un narratore di razza ma Mammucari non è da meno con il suo stile essenziale, diretto, spettacolare nella sostanza ma rispettoso nella forma della classica gabbia bonelliana, pur concedendosi qualche piacevole variazione.
La storia è puramente introduttiva sia chiaro e non bombarda il lettore con troppe informazioni. Anzi lavora di sottrazione. Pone domande, dubbi, invoglia nella prosecuzione della lettura.
Vincente la scelta della struttura che si dipana su due piani temporali, mostrandoci nella prima metà il passato degli orfani e nella seconda metà il presente. Struttura che verrà mantenuta per tutto il periodo della miniserie.
I personaggi al momento sembrano rispettare determinati archetipi ma il battage pubblicitario annuncia che nulla è come sembra e, personalmente mi siedo comodo in poltrona pronto ad essere emozionato e stupito.
Ovviamente non mancano citazioni o richiami, marchio di fabbrica dello stile di Recchioni. Ma ridurre la lettura dell'albo ad una mera caccia a questo o a quello sarebbe riduttivo per il grosso sforzo degli autori e dell'editore.
E comunque il Rrobe ci viene incontro con un interessantissimo post sul suo blog sui retroscena di questo primo numero.

E poi c'è il colore! Anche qui promessa mantenuta. Orfani non è un fumetto colorato ma un fumetto a colori, cioè è pensato per essere a colori, essi sono parte integrante della narrazione.
La resa è ottima e soprattutto ha una sua personalità che scandisce i vari momenti della storia e i vari passaggi emozionali.
Il mio timore maggiore era che la classica carta bonelliana potesse non essere all'altezza. Timore completamente sparito appena ho letto l'albo.

Infine la copertina di Massimo Carnevale. Sarò sincero, quando l'ho vista la prima volta in anteprima sul sito Bonelli non mi aveva detto un granché. Dal vivo mi ha fatto tutto un'altro effetto. Ma è leggendo la storia che il mio giudizio sale alle stelle e assegna il voto massimo al buon Massimo :P.

Vogliamo proprio trovare un difetto? Il frontespizio. Mi aspettavo qualcosa di più elaborato. E la grafica non mi convince molto. Sia il logo della testata che la quarta di copertina con l'anteprima del prossimo numero.

Ma sono sciocchezze in un quadro generale che mi ha ampiamente soddisfatto. Ora però cercherò di moderarmi perché ero entusiasta anche de "Le Storie" e di "Dragonero" per poi dovermi ricredere fin troppo presto.
Spero con tutto il cuore che non mi accada lo stesso con "Orfani".

Ultimo appunto il prezzo. Spero che non rappresenti una barriera nella mentalità del lettore medio. € 4,50 possono sembrare troppi per un "semplice" fumetto (mi sto mordendo la lingua mentre lo sto dicendo) ma è in perfetta linea con il prezzo di altri prodotti a colori (pensiamo ai fumetti di super eroi ad esempio) presentando più pagine e sopratutto un'opera non importata da un'altro paese ma prodotta qui da noi da uno staff di tutto rispetto che ci lavora sopra da quattro anni. Chi legge queste righe e non ha ancora acquistato il prodotto a causa del prezzo, rifletta su queste mie parole.

Ps ho già un mio personaggio preferito: la mocciosa :)

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto



sabato 19 ottobre 2013

Diamo i numeri... (per le offese ho le spalle larghe)


Volevo parlare del primo numero di "Orfani" ma l'attualità (diciamo così) mi "costringe" a rimandare il mio commento sulla nuova miniserie della Bonelli.

Il 17 Ottobre 2013 ho pubblicato questo post http://lasciatespazioaisognatori.blogspot.it/2013/10/litfiba-addio-di-nuovo-no-non-credo-ma.html che, a quanto pare ha scatenato una serie di polemiche, anzi a voler usare del cabarettismo spicciolo potrei dire che ha scatenato "mille uragani".

Dato che sono stato offeso da qualcuno, volevo difendermi da queste offese (non dico rimandare al mittente perché sono un signore).

Chi mastica dell' "internetto" (come direbbe Doc Manhattan) sa, o dovrebbe sapere (meglio usare il condizionale) che un blog non è una testata giornalistica bensì una sorta di diario dove il blogger scrive quello che gli pare e piace su ogni sorta di argomento.
Sono convinto di aver scritto un post innocuo, solo ed esclusivamente un mio pensiero nato da mie considerazioni. Ciò che ho scritto non corrisponde a nessuna verità assoluta. Quella la lascio ai comunicati ufficiali. 
Mi ha meravigliato che un post di un blog di un tizio qualunque (come ce ne sono a centinaia su internet) abbia scatenato una tale incazzatura.
Non credevo di essere così importante, il mio ego smisurato ringrazia :D.

Non sono ne un critico musicale ne un critico fumettistico. Sono un semplice appassionato di entrambe le forme di espressione artistica, al quale piace condividere opinioni sulle proprie passioni.
Ho collaborato dal 2009 al 2012 per il portale Mag Music, scrivendo recensioni, articoli e intervistando vari esponenti della scena rock indipendente italiana con ottimi feedback da parte dei lettori e ricevendo sempre i complimenti dal mio referente, che è tutt'oggi un mio caro amico dopo la mia decisione di non collaborare più al sito per mancanza di tempo.
Stesso motivo per il quale ho dovuto, con sommo dispiacere, rifiutare la proposta di collaborazione arrivatami da due importantissimi portali fumettistici italiani (che non cito per serietà).
Frequento 12 forum usando lo stesso nickname, esternando sempre la mia opinione con garbo ed educazione, senza aver mai ricevuto richiami o ban.
Un comportamento che nel 2010 mi è valsa la nomina di advisor (una sorta di aiuto moderatore) proprio nel forum ufficiale del fun club dei Litfiba, carica che ho ricoperto fino a pochi mesi fa prima della messa off line del forum (della quale non ho ricevuto nessuna comunicazione ne motivazione, pur essendo parte dello staff).

Ho aperto un blog in modo tale da poter continuare a fare ciò che mi piaceva, gestendolo con i miei tempi.
Un blog che è on line da Dicembre 2012 con un discreto successo, considerato che non sono un personaggio pubblico.
Qualche numero?
Al momento conto 4.849 visualizzazioni (dal conteggio sono esclusi i miei accessi, ovviamente).
Il podio dei post più letti vede:
Intervista a Bruno Enna (sceneggiatore per la Disney e per la Sergio Bonelli Editore) 316 visualizzazioni
Intervista a Diego Cajelli (sceneggiatore per la Sergio Bonelli Editore ed Editoriale Aurea) 294 visualizzazioni
Intervista Sergio Giardo (disegnatore e copertinista per la Sergio Bonelli Editore) 196 visualizzazioni.
Pertanto non credo mi si possa accusare di essere un cacciatore di pubblicità.
(Per la cronaca il post incriminato conta 98 visualizzazioni).

Per il resto delle accuse ricevute ho le spalle larghe e mi scivolano addosso. Per fortuna stavolta hanno riguardato solo ed esclusivamente me, senza tirare in ballo accuse infamanti verso la mia famiglia. Lì mi sarei incazzato, e non di poco.

Nel frattempo, dopo le dichiarazioni pompose di Piero Pelù è partito l'air play del singolo "Mille Uragani".

"Mille uragani è una song molto particolare che musicalmente mi evoca qualcosa della pre new wave bowiana berlinese ma che poi sconfina in parti quasi dark metal e hard southern rock"

http://www.youtube.com/watch?v=KTO47OFo5o8

Evito commenti per non scatenare ulteriori polemiche. Sarei solo curioso di sapere quali dischi di David Bowie o di genere Dark Metal il buon Piero ha ascoltato e/o possiede.

Vorrei chiudere dicendo che un personaggio pubblico deve mettere in conto che, in quanto tale è soggetto all'esposizione di commenti da parte della gente comune.
E magari avere la consapevolezza che chi lo critica, anche in maniera aspra, lo fa per il suo bene, per il rispetto di ciò che è stato e che potrebbe ancora essere, a differenza di chi si limita ad osannarlo e a leccargli il culo sempre e comunque.





giovedì 17 ottobre 2013

Litfiba addio (di nuovo)? No, non credo. Ma...


Mio suocero puntuale ogni Domenica compra la settimana enigmistica. Ed io ogni tanto gliela sgraffigno per ammazzare un po' il tempo.
Il gioco che più preferisco è quello in cui unendo una serie di puntini numerati, seguendo la sequenza dei numeri in ordine crescente, alla fine viene fuori un disegno di senso compiuto.
Tutto questo preambolo per dire che da fan e appassionato dei Litfiba fin dall'adolescenza, con questo post non farò altro che unire i puntini, secondo il mio punto di vista ovviamente.
Le parole che seguiranno saranno un po' prevenute? Forse, anzi diciamo sicuramente. Però, come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina.

Dopo lo scisma del 1999 ho seguito con affetto e passione e i nuovi Litfiba guidati dal solo Ghigo Renzulli (prima con Gianluigi "Cabo" Cavallo alla voce, poi con Filippo Margheri).



Litfiba - Luce Che Trema live @ Radio Italia TV - 2001

Litfiba - Effetti Collaterali - 2008

Perchè Ghigo con i bravissimi musicisti e cantanti con i quali ha collaborato, ha continuato a comporre musica di qualità e coerente con il percorso dei Litfiba. Pur commettendo qualche passo falso. Ma si sa, chi non fa non sbaglia.
Piero Pelù invece ha intrapreso una carriera da solista, prima scrivendo un libro pieno di veleno e rancore verso il suo ex socio e verso il produttore storico della band, Alberto Pirelli.

Piero Pelù (con Massimo Cotto) - Perfetto Difettoso

Successivamente con una serie di dischi dalla qualità delle canzoni decisamente imbarazzante (ne salvo giusto uno, "In faccia" del 2006).


                                       
Piero Pelù - Gatte e Topi - 2002

Comunque sia il grande pubblico non ha accettato i nuovi Litfiba (e magari prima o poi ci scriverò sopra un post) e allo stesso tempo ha abbandonato progressivamente anche Piero.
Chi era dentro l'ambiente dei fan,a fine 2009 sapeva benissimo che la reunion tra Piero e Ghigo era imminente, era solo questione di dettagli.
All'epoca collaboravo con il portale Mag Music e scrissi due articoli in proposito.

http://www.magmusic.it/2009/12/11/reunion-litfiba/ (questo è il secondo, purtroppo del primo non vi è più traccia :( )
Mi autocito dall'articolo sopra linkato:
"La curiosità è tanta, così come i dubbi, assolutamente legittimi quando si affronta la questione “reunion” in campo musicale.
La fusione dei due fan club è un segno di distensione atta, innanzitutto ad appianare tutte le polemiche nate tra gli appassionati negli ultimi dieci anni.
A prescindere dalle fazioni, dai gusti musicali sulle rispettive carriere di Renzulli e Pelù e qualsiasi cosa possa venire in mente per sminuire tal evento, chi è fan dei Litfiba non può non aver provato una forte emozione nel guardare quella foto che da stamani campeggia sul sito ufficiale."
Eh si. Perchè ero molto ostico verso questa reunion, quando se ne parlava in via ipotetica.
Poi vidi quella foto (ovvero quella che trovate in apertura di questo post ndr) e il mio cuore di fan si sciolse come neve al sole. Quel duo aveva segnato la storia del rock in Italia, il loro ritorno insieme non poteva lasciare indifferenti.
E infatti così fu. Bastò quella singola foto a ridare entusiasmo ad una comunità di fan disorientata e depressa.
Una sola foto per mandare sold out in pochi giorni tutte le date e "costringere" i Litfiba a farne una bis a Firenze.
Io scelsi di andare nella location a me più vicina geograficamente parlando, Roma al Palalottomatica.
Otto ore di fila sotto il sole cocente, parzialmente mitigato da una fresca pioggerellina nel pomeriggio. Prima fila lato Ghigo. Pogo devastante. Un concerto strepitoso!

Quel Tour finì immortalato in un doppio cd dal titolo "Stato Libero di Litfiba", contenente due inediti non proprio esaltanti: Sole Nero e Barcollo (qui la recensione che scrissi all'epoca per Mag Music).




I Litfiba erano di nuovo sulla bocca di tutti, in tv, in radio, sui giornali, come negli anni '90.
Le due tranche del tour estivo e autunnale furono una conseguenza logica di un ritorno alla grande.
Un 2010 esaltante chiuso da una bellissimo raduno del Fun Club ufficiale al Viper di Firenze a Dicembre.
Fun Club al quale appartenevo inizialmente come iscritto, poi fui onorato della carica di coordinatore regionale per la Campania.
L'esperienza da coordinatore del Fun Club è durata 2 anni. E' stata, come ogni esperienza nella vita, un'avventura ricca di soddisfazioni e gioie, tanto divertimento, ma anche piena di tante cose e comportamenti a mio parere ingiusti, cattivi, pregiudizievoli che mi hanno ferito non poco. Ma, umanamente parlando è stata una grande occasione di crescita personale. Anche su questo argomento prima o poi ci scriverò un post.
Firenze Aprile 2011 - Finale Litfiba Tribute Contest @ Viper

Comunque riunirsi e celebrare se stessi dopo 30 anni di carriera è più che legittimo. Al di là della questione di convenienza economica che è stato sicuramente un fattore non di secondo piano nella rinata società tra Piero e Ghigo.
Ma la reunion, la celebrazione avrebbe avuto un senso se poi lo sguardo si sarebbe rivolto in avanti, verso un qualcosa di nuovo.
E Piero e Ghigo hanno smentito le malelingue, si sono rinchiusi in studio ed hanno composto e registrato un disco che sicuramente non entrerà nel gotha dei capolavori della band, ma a mio parere un disco con le palle quadrate: Grande Nazione (2012, qui la mia recensione dell'epoca, sempre per Mag Music).
Un disco che ascolto ancora oggi volentieri. Nel quale secondo me c'è un ottimo lavoro di composizione e registrazione, viziato però da alcuni testi non proprio esaltanti. Diciamo che la qualità dei testi è altalenante. Da una parte abbiamo ottime scelte che riportano Piero all'ispirazione dei tempi d'oro (e non è un caso che questo blog ha per titolo un verso de "la mia valigia" e come sottotitolo un verso di "brado", tra gli episodi più riusciti del disco). Dall'altra parte soluzioni, anche all'interno degli stessi pezzi sopra citati che richiamano il peggior Pelù solista (due zip, fotto il blocco, il bunga bu bunga bu si si da da fare, lo squalo sono me ecc).
Comunque se si entra nell'ottica che lo zenith compositivo i Litfiba (intesi come Piero e Ghigo) lo hanno già raggiunto nei primi anni '90 ed è utopistico attendersi capolavori, Grande Nazione è un album con una propria dignità, degno di figurare nella discografia del gruppo.

Dopo l'uscita del disco di inediti sono iniziati i problemi. Una parabola discendente frutto di (a mio parere) errate valutazioni e scelte sbagliate.
Come per Stato Libero, anche Grande Nazione viene presentato live con delle date primaverili in anteprima.
Secondo i programmi annunciati, alle date primaverili  dovevano seguire delle date all'estero e poi il tour estivo.
Di conseguenza un fan medio cosa fa? Si sceglie la data più vicina geograficamente (la scelta era tra Milano, Firenze e Roma) e si organizza di conseguenza (biglietto, viaggio, pernottamento, bivacco ecc ecc).
Invece i Litfiba cosa fanno? Organizzano il tour vero e proprio a ridosso dell'anteprima, il mese successivo.
Lo sfascio totale. Calo di pubblico e date annullate.
Il calo di pubblico era prevedibile e fisiologico per tanti fattori. Il primo è che il pubblico della reunion (che ha abbracciato 4 generazioni di appassionati) non poteva essere lo stesso del disco inedito. La gente in Italia va ai concerti per fare il karaoke. Non c'è la cultura all'ascolto verso qualcosa di nuovo.
Il secondo fattore la crisi economica. Un concerto dei Litfiba ha un costo di produzione non indifferente e gioco forza questo si riflette sul biglietto d'ingresso. Pertanto in un momento di crisi per trovare le risorse per campare si tagliano le cose non necessarie, tra cui i divertimenti. Ed ecco che magari chi ha visto tre  o quattro concerti dello Stato Libero Tour (con tutte le spese che seguono), sceglie di vedersene uno solo del Grande Nazione Tour.
La dura realtà è che, passato l'euforia iniziale, i Litfiba devono prendere coscienza che non riescono più ad essere attuali, non fanno più presa sui giovani quindi devono ridimensionarsi.
E per farlo scelgono la via più sbagliata nel momento più sbagliato.
Annunciano un doppio concerto evento con gli altri due membri rimasti ancora in vita della formazione storica: il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi.
Un doppio concerto in cui sarà registrato l'ennesimo doppio cd live (il secondo nel giro di 3 anni).
Un'operazione che sulla carta fa piangere di gioia i fan della prima ora, amanti del sound e del percorso della band negli anni '80.
Ma che ha tanti, troppi punti oscuri.
Innanzitutto Aiazzi e Maroccolo non rientrano a pieno titolo nella band ma nei manifesti e nelle dichiarazioni vengono presentati come ospiti speciali.
Il doppio cd (registrato malissimo con un Piero inadeguato alla voce e un Aiazzi che opta per degli effetti sonori alquanto discutibili) non contiene neanche un pezzo inedito, scelta che fa capire quanto l'operazione non nasca da esigenze artistiche ma dall'esigenza di recuperare le perdite subite dal tour di Grande Nazione.
Inevitabile poi, dopo le date evento, il seguente tour.
Ho assistito alla data di Napoli. Non ci sono cazzi, i Litfiba sono professionisti e dal vivo fanno sempre la loro figura. Il concerto è stato un trip, un viaggio mistico verso un'epoca mitica che mai più ritornerà.
La conseguenza logica che qualsiasi fan si aspettava è che i quattro ritrovassero sul palco l'intesa di un tempo e si proiettassero verso un futuro insieme.
Invece gli interessati hanno sempre tergiversato, segno che qualcosa non andasse.
Poi qualche settimana fa sulla pagina facebook ufficiale dei Litfiba è apparso il seguente comunicato.


LITFIBA: DALLA REUNION DEL 2010, TRE ANNI ININTERROTTI DI SUCCESSI PER LA BAND CHE TORNERA’ DOPO UNA MERITATA PAUSA

“Arrivederci a presto!”. Dopo tre anni di ininterrotti successi live e incredibili emozioni regalate al loro pubblico che li ha potuti vedere di nuovo insieme sul palco, i Litfiba si concedono una pausa durante la quale la band si godrà i risultati ottenuti. Dall’attesissima reunion del 2010 al 2013 con il progetto live e discografico “Trilogia 1983-1989, Live 2013”, i Litfiba hanno collezionato 59 concerti in Italia oltre a concerti all’estero nelle principali città europee (Zurigo, Monaco, Losanna, Liegi, Londra, Berlino, Amsterdam; Bruxelles, Ginevra, Zurigo, Parigi, Barcellona), a conferma del grande seguito che la rock band continua ad avere anche oltreconfine. 250.000 persone hanno assistito ai loro live in Italia, circa 25.000 nelle date all’estero e i due album “Stato libero di Litfiba” e “Grande Nazione” hanno conquistato rispettivamente il disco di platino e il disco d’oro. Piero Pelù e Ghigo Renzulli utilizzeranno questa pausa per dedicarsi ai loro progetti personali e alla preparazione del prossimo album dei Litfiba.

Diciamo che in se non ci sarebbe nulla di male, è una cosa che fanno tutte le band del circuito musicale internazionale. La puzza di bruciato però aleggia per quanto ho scritto sopra sulla mancata reunion, per la messa off line del forum ufficiale e per ciò che è successo due giorni fa, ovvero l'annuncio dell'uscita di un greatest hits di Piero Pelù contenente due pezzi inediti registrati con una serie di validi musicisti della scena rock nostrana.
Dico puzza di bruciato perché un'operazione del genere non la metti su in quindici giorni, la voglia di prendere le distanze dagli attuali Litfiba (che di fatto non esistono, non essendoci una band) sarà maturata in Piero da parecchio tempo.
E allora comincio a pensare male. Comincio a pensare che allo stato attuale, economicamente parlando, il sodalizio artistico con Ghigo non conviene. Meglio incassare un sostanzioso cachet dalla tv di stato per rifare il coach a the voice (dopo aver gettato merda a palate sui talent un anno e mezzo fa in una dichiarazione alla stampa, vabbè) e monetizzare l'esposizione mediatica con l'ennesima compilation alla quale seguiranno sicuramente dei concerti dove, mi gioco la testa, a farla da padrone sarà certamente il repertorio Litfiba e non certo quello solista.
Quindi la mia idea, il disegno che ne esce fuori unendo i puntini è che i Litfiba sono arrivati ad uno stallo. Se vanno avanti non hanno più la capacità e il linguaggio per raggiungere e conquistare le nuove generazioni. Allo stesso tempo non possono fare ogni anno un tour di soli vecchi successi.
Allora meglio fermarsi, congelare il nome, in attesa che al pubblico rivenga la voglia di riascoltare e ricantare i vecchi pezzi insieme a loro.
Ghigo e Piero torneranno sul palco prima o poi? Credo di si. A meno che la carriera di show man di Piero non decolli e quindi ciao ciao Litfiba.
Il tempo come sempre sarà il giudice supremo e inappellabile.
Viva i Litfiba! Anzi, per parafrasare il titolo di una loro raccolta (non autorizzata) "Viva Litfiba".

nb Copyright foto e video degli aventi diritto


venerdì 4 ottobre 2013

Segnali di fumo: Dragonero Nn. 2/4





Nn. 2/4
Soggetto e sceneggiatura: Luca Enoch e Stefano Vietti
Disegni: Giuseppe Matteoni e Luca Malisan
Copertine: Giuseppe Matteoni
Luglio/ Settembre 2013
Prezzo di copertina: € 3,30 cad.
Sergio Bonelli Editore

Dopo la recensione del primo numero in cui con toni entusiasti esaltavo il lavoro del trio Enoch, Vietti e Matteoni, ho deciso di aspettare la fine della tetralogia iniziale per esprimere un giudizio su Dragonero.
E scrivere queste righe mi costa molta fatica per il rispetto e la stima che provo verso Stefano Vietti e i suoi lavori che mi hanno sempre entusiasmato ed emozionato.
Purtroppo, per me, Dragonero rappresenta l'eccezione che conferma la regola.

All'entusiasmo del primo numero ha fatto seguito la conferma del secondo (il segreto degli alchimisti) in cui la struttura del racconto continuava ad alternare sequenze in flashback ad altre ambientate nel presente con ritmo sobrio e sostenuto, accompagnate dalle sempre superbe tavole di Matteoni.

Poi con il terzo albo (gli impuri) qualcosa si è rotto. Le sequenze flashback sono terminate e la linea temporale da seguire è stata solo il presente.
Qui è iniziata a sorgere la noia. I siparietti tra l'orco Gmor e l'elfa Sera sono diventati ridondanti e fastidiosi. 
Le vicende hanno perso equilibrio. Laddove necessitavano un'approfondimento sono state trattate con troppa velocità. Altre invece che avrebbero richiesto un ritmo più veloce hanno dato l'impressione di brodo allungato.
Ma non mi sono arreso. In tutte le saghe i capitoli centrali di norma sono i più lenti perché servono a tirare la volata a grandi finali, quindi avevo preventivato un calo sotto questo punto di vista.

Ma il quarto albo (la fortezza oscura) ha definitivamente fatto abbassare il mio gradimento dell'intera vicenda.
Un finale senza pathos dove come lettore sono stato preso per mano e mi è stato spiegato tutto per filo e per segno, ogni dettaglio in ogni singola vignetta.
L'identità delle due nemesi era si scontata (però non era nelle intenzioni degli autori renderla un mistero) ma le motivazioni dietro le loro azioni si sono rivelate banali ed effimere per giustificare tutto l'astruso complotto ordito.
A coronare il tutto c'è stato il loro comportamento nella battaglia finale con voltafaccia repentini e senza logica.

Arrivato alla parola fine non ho sentito l'impulso di continuare nell'acquisto della serie. Ed ho iniziato a dubitare di me stesso perché non sono mai stato un amante del fantasy ne sono mai stato attratto da elfi, orchi, maghi e stregoni (per dirvela dopo 30 minuti dell'hobbit già dormivo per la noia :P). Quindi ho pensato che il problema fosse mio, della mia incapacità di relazionarmi con i topos di un genere ben determinati.

Un vero peccato perché mentre sul lato della scrittura ho assistito ad una parabola discendente, sul versante grafico ho registrato l'esatto opposto.
A partire dalle copertine. L'insipida cover del primo albo ha lasciato spazio a 3 illustrazioni accattivanti di Matteoni.
Il quale si è caricato sulle spalle tre albi e mezzo infarcendo le tavole di inquadrature strepitose e dettagli che ti costringevano a rileggere gli albi per riammirare il lavoro svolto.
Il buon Giuseppe, causa infortunio, non ha potuto completare la saga e nella seconda metà del quarto albo è arrivato Luca Malisan.
Pur notando lo stacco netto dei due stili, la qualità non ne ha risentito affatto e anche qui ho ammirato tavole stupende.
Ma del resto, viste le varie preview in rete e i nomi coinvolti, graficamente Dragonero si è confermato un fumetto da paura. Roba da far tremare i polsi e far impallidire gli staff di Tex e Dampyr.
Però non mi bastano solo i disegni. Mi serve la storia, la sostanza. E su questo punto tra me e Dragonero non c'è stato feeling.