mercoledì 26 giugno 2013

Segnali di fumo: Tex Gigante n° 28 - I Pionieri


Soggetto e Sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni e Copertina: Andrea Venturi
Prezzo: € 6,20
Giugno 2013
Sergio Bonelli Editore

Il successo di un personaggio così longevo come Tex sta nel suo fascino, nell'appeal che conserva nel suo essere sempre fedele a se stesso, riuscendo allo stesso tempo ad adattarsi ai tempi.

La trama de "I Pionieri" è un classico espediente del genere western: un manipolo di indiani Piutes vuole assalire una carovana in viaggio sulla Oregon Trail.

Detto così sembrerebbe un qualcosa di già visto. Ma nell'epoca in cui tutto sembra sia stato già scritto e raccontato a fare la differenza sono lo stile e i dettagli, due componenti sulle quali Boselli ha costruito le fortune della sua carriera.
Ed ecco che su un incipit si ricama una vicenda corale, piena di sottotrame e personaggi dalla forte personalità.
Tutto questo senza che la storia risulti dispersiva e senza che la figura del protagonista e dei suoi pards venga offuscata.

Nella mia concezione, il gigante dovrebbe essere una sorta di film a fumetti. Anzi un kolossal.
E per essere tale, oltre alla solidità della storia ci dev'essere anche un'importante componente visiva.
Oggi lo staff dei disegnatori di Tex può essere considerato uno dei migliori al mondo.
Entrarne a farne parte è come giocare in nazionale. E arrivare a disegnarne un gigante è come vincere il pallone d'oro. La consacrazione definitiva.
Venturi ha meritato indubbiamente quest'onore. Ed è partito benissimo.
Ci sono sequenze che mozzano il fiato. Primi piani che parlano da soli.
Purtroppo, dopo una delle vignette più belle SPOILER i guerrieri Piutes che corrono in circolo alla carovana assediata FINE SPOILER, avviene il calo. Vistoso.
Non tante nelle vignette piccole che mantengono l'alto standard qualitativo. Ma nei campi lunghi con figure appena abbozzate e irriconoscibili tra loro. Un vero peccato.
Ciò abbassa la mia valutazione sullo speciale ma senza intaccarne il giudizio complessivo che resta comunque positivo.

venerdì 21 giugno 2013

Eh.. Già!!! - Intervista a Sergio Giardo

Ospite di "Lasciate spazio ai sognatori...": Sergio Giardo



Così recita la sua autobiografia, estratta dal sito ufficiale http://www.giardo.com/:
<<Mi chiamo Sergio Giardo, sono nato a Torino nel 1964 e sono diplomati in discipline artistiche e grafica pubblicitaria.

Ho iniziato a lavorare come grafico, visualizer e illustratore nel campo della pubblicità. Ho lavorato in agenzia come art director fino al 1994 quando sono entrato a far parte dello staff di "Zona X", fumetto edito dalla Sergio Bonelli Editore.
Per "Zona X" ho disegnato alcuni episodi de "La stirpe di Elan" e l'intera serie "Legione Stellare". Dopo aver illustrato anche un'avventura di "Legs Weaver", sono entrato a far parte dello staff di "Jonathan Steele". Attualmente lavoro per "Storie di Altrove", uno speciale annuale di "Martin Mystère" e per Nathan Never.

Sporadicamente mi occupo di consulenze pubblicitarie, illustrazioni, web design e character design.
Insegno alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.

Nel corso degli anni ho lavorato, tra gli altri per: Classic Advertising, Bgs Darcy, Ferrero, Martini e Rossi, Fiat Auto, Piaggio, Toro Assicurazioni,Galliano Habitat, Torino Calcio, Acque minerali Pontevecchio, Walt Disney Italia, The Animation band, Lumiq.>>

Salve Sergio e benvenuto a "Lasciate spazio ai sognatori..."

Dal numero 250 (datato Aprile 2012) sei diventato il nuovo copertinista della serie regolare di Nathan Never. Ad un anno e più da questa investitura, quale bilancio puoi tracciare di questo incarico?
Non saprei dire, il riscontro generale che ho avuto del mio lavoro è per lo più positivo, ma so bene che i detrattori difficilmente si palesano apertamente... Personalmente posso affermare che a più di un anno di distanza (al momento le copertine che ho disegnato sono 18) affrontare ogni mese una nuova illustrazione di Nathan è sempre un piacere ed una sfida stimolante e appassionante.



Di quelle finora pubblicate, quale ti ha soddisfatto di più per la resa finale e quale invece rifaresti in modo completamente diverso?
Quelle che mi sembrano meglio riuscite nel complesso tra la resa cromatica e la composizione sono i numeri 253 (Omega), 256 (Mutazione) e 258 (Haiku). Quella che mi soddisfa di più... spero sia la prossima! La copertina del 262 (L'ultimo regalo) è quella che rifarei da capo, magari cercando nella storia dell'albo uno spunto totalmente diverso.



Come nasce una copertina di Nathan Never?
Tutto parte ovviamente dalla redazione. Alle volte l'editor (Antonio Serra prima, Glauco Guardigli ora) fornisce un'indicazione precisa sulla situazione da rappresentare, altre volte si parla della storia e si discute sugli spunti della vicenda che possano essere trasformati in un'illustrazione per la copertina.
A questo punto faccio una o più bozze che invio via mail per l'approvazione della composizione. Ricevuto l'ok, procedo con l'illustrazione definitiva in bianco e nero che abbozzo al pc e che inchiostro in maniera tradizionale per poi riprenderla nuovamente in digitale per aggiungere eventuali particolari ed effetti. Quindi invio in Bonelli il risultato finale in  bassa risoluzione per l'approvazione. Dopo eventuali modifiche e correzioni spedisco il file definitivo suddiviso in livelli in alta risoluzione per la colorazione che effettuerà Gianmauro Cozzi.

Il suddetto numero 250 che, come detto, ha visto il cambio della guardia alle copertine tra Roberto De Angelis e te, ha rappresentato quello che in gergo fumettistico viene definito "Starting Point", ovvero un punto di inizio ideale per nuovi lettori. L'operazione ha preso il nome di NINO (Nuovo Inizio NeverianO) ed il suo compito era quella di riportare la serie alle stesse atmosfere degli esordi. Senza entrare nel merito della riuscita o meno dell'operazione sotto il profilo della scrittura, mi sono chiesto perché non si è tentato ciò anche sotto l'aspetto grafico? Mi spiego meglio. I primi numeri di Nathan Never erano caratterizzati da un'impostazione della tavola più orientata verso i comics americani che verso la canonica gabbia bonelliana. Se ritorno alle origini doveva essere, perché non si è tornati ad osare di più?
Bisognerebbe chiederlo direttamente alla direzione della Bonelli. Non so le motivazioni. So che la gabbia più libera di Nathan Never (e anche di altre testate, ricordo di aver fatto impaginazioni fuori dagli schemi anche su Zona X, ai tempi) è stata riportata nei territori più tradizionali della casa editrice per volere di Sergio Bonelli parecchi anni fa. Mi risulta che da parte degli editor ci sia la volontà di ritornare alla libertà iniziale di cui Nathan godeva, ma al momento non mi pare ci sia stato un via libera in questa direzione.



Nel tuo curriculum figurano esperienze da grafico pubblicitario. Da profano ho l'impressione che da pubblicitario a fumettista, il passo non sia proprio così breve. Come ti sei ritrovato a lavorare nel campo delle nuvole parlanti?
Disegno fumetti fin da ragazzino e ho continuato a coltivare questo hobby anche quando, ormai adulto, lavoravo come Art Director nella pubblicità. L'uscita di Nathan Never per me, da sempre appassionato di fantascienza, è stata l'avvenimento che mi ha dato l'impulso per inviare delle tavole di prova in Bonelli. Dopo tanta fatica ed una lunga trafila, le tavole sono state accettate, ed eccomi qua. Nel 2014 (se ci arrivo ;-) ) saranno vent'anni di lavoro per la Bonelli!



Il tuo stile si è spesso adattato al tipo di testata sulla quale hai lavorato. Ad esempio è difficile riconoscere la stessa mano guardano i tuoi lavori su Jonathan Steele di qualche anno fa rispetto a cose più recenti come Nathan Never o Storie da Altrove. Quanto ciò è stato frutto dell'evoluzione del tuo tratto e quanto invece è/è stato influenzato da diktat redazionali?
Un mix di evoluzione e di suggerimenti. Negli anni ho cambiato modo di lavorare, all'inizio usavo pochissima documentazione, disegnavo di getto. Poi mi è stato chiesto di cercare di disegnare in maniera più realistica e quindi ho cominciato ad approcciare il lavoro in maniera diversa, ad ombreggiare là dove preferivo utilizzare la linea chiara. Ho potuto sperimentare molto grazie alla libertà concessami su "Storie da Altrove", che per me è stata una sfida stimolante nel rappresentare ambientazioni d'epoca con le quali non mi ero mai confrontato. Il passaggio al disegno digitale con Manga Studio mi ha poi affrancato dalla paura di sbagliare e dover correggere, dandomi più tranquillità e sicurezza.



Sei un autore che vive nel pieno l'epoca del villaggio globale. Curi un blog seguitissimo. Il tuo sito ufficiale ha un'interfaccia piacevole ed immediata. Interagisci con i lettori tramite forum e social network. Ma, soprattutto sei all'avanguardia nell'uso della tecnologia per quanto riguarda il tuo lavoro di disegnatore. Puoi illustrarci il processo creativo di una tua tavola? Quali pro e quali contro ha portato l'avvento della tecnologia nel tuo metodo di lavoro?
A dire il vero il mio blog non è poi così seguito, anche perché per essere curato bene va costantemente alimentato di contenuti ed io, a causa del poco tempo a disposizione, mi limito a pochi aggiornamenti sul mio lavoro. La tecnologia, come detto nella risposta precedente, mi ha permesso di sperimentare liberamente le tecniche; l'avvento dei programmi di modellazione tridimensionale mi ha consentito di progettare veicoli e ambientazioni con facilità ed accuratezza. Se penso che ai tempi dei miei esordi, con la serie "Legione Stellare" per Zona X, mi costruii l'astronave dei protagonisti con il cartone! Già allora progettata al PC, però... Insomma non vedo controindicazioni nell'uso della tecnologia nel mio lavoro. Oggi progetto gli ambienti in SketchUp, studio espressioni e pose grazie all'ausilio di videocamera e webcam, disegno direttamente le tavole su Manga Studio utilizzando la tavoletta Cintiq della Wacom... Più di così! :-)



Come preferisci lavorare? Musica in sottofondo o assoluto silenzio?
Secondo i momenti e l'umore. Webradio o playlist mp3 in genere, anche se ultimamente non disprezzo il silenzio.

Quali sono stati i disegnatori e/o gli illustratori che hanno influenzato il tuo tratto agli esordi? E quali sono, invece quelli che oggi segui con più interesse?
Non so se gli autori che mi piacevano da ragazzino mi abbiano influenzato o meglio, non so se sono stato capace di imparare e mettere in pratica qualcosa grazie alla loro arte. Comunque l'elenco è praticamente infinito. Su tutti Romita Sr, Kirby, Magnus, Giardino, Manara, Zanotto, Garcia Sejias. Oggi ho riscoperto Alex Raymond, Leonard Starr e seguo tutti i migliori disegnatori della Bonelli (che sono davvero tanti). Sperando di non fare torto a nessuno, metto Villa al numero uno in generale e De Angelis per Nathan.

Come passi il tuo tempo libero?
Cos'è il tempo libero?

Prossimi impegni lavorativi? C'è qualcosa di già pronto che sta per uscire a breve? Attualmente su cosa stai lavorando?
Nathan Never. Sto ultimando in questi giorni una storia breve ma molto intensa, scritta da Antonio Serra, che contiene una rivelazione fondamentale per alcuni personaggi... Uscirà a settembre. Poi proseguirò sulla seconda parte di una storia in due episodi scritta da Riccardo Secchi, una vicenda anche questa molto intensa per Nathan che credo piacerà ai lettori, anche grazie alla prima parte disegnata in maniera sublime da Ivan Calcaterra.
Al di fuori dei fumetti sto andando avanti lentamente sull'ultima (spero) revisione del mio romanzo Roy Rocket.


E adesso, per concludere, le domande di rito alle quali si sottopongono tutti gli ospiti del blog.

Avendone la possibilità, quale personaggio al quale non hai mai lavorato, ti piacerebbe disegnare?
Pura fantasia, non accadrà mai, quindi mi lancio: in ambito bonelliano, la sfida delle sfide, Tex. In generale, dire Spider Man.

Team up impossibili. Quali personaggi ti piacerebbe far incontrare (o scontrare) in una storia da te disegnata? 
Nathan Never che si unisce ai Fantastici Quattro e Gregory Hunter per contrastare Thanos e Galactus.

La fine del mondo si avvicina. Dobbiamo evacuare la terra. Puoi portare con te: un libro, un cd, un film e un fumetto. Quali? 
Ehhh, come si fa? Vabbè.... Diciamo New York di Will Eisner, Greatest dei Duran Duran, ET di Steven Spielberg, l'adattamento a fumetti di 2001:odissea nelo spazio di Jack Kirby.

Sei una sognatore? Se si, ammesso che non l'abbia già fatto, qual'è il sogno che vorresti realizzare?
Alcuni sogni si sono realizzati e magari poi si sono trasformati in incubi... Io sono un sognatore da sempre e continuo ad esserlo sulla soglia dei cinquant'anni. Preferisco non confessare i miei sogni attuali... Per scaramanzia, non si sa mai... :-)

Ringrazio Sergio Giardo per la cortese disponibilità, augurandogli un "in bocca al lupo" per il proseguimento della sua carriera.

Alla prossima

Nda Copyright delle immagini degli aventi diritto



giovedì 20 giugno 2013

Segnali di fumo: Nathan Never n° 265 - Eroi nella polvere


Eroi nella polvere
Soggetto e sceneggiatura: Davide Rigamonti
Disegni: Rob Dakar Meli

Ali d'acciaio
Soggetto e sceneggiatura: Davide Barzi
Disegni: Ivan Fiorelli

Copertina: Sergio Giardo
Colorazione copertina: Gianmauro Cozzi
Prezzo di copertina: € 2,90
Giugno 2013
Sergio Bonelli Editore

Continua la nuova impostazione del nuovo corso neveriano con due storie in un solo albo.

Nella prima troviamo Nathan e Branko alle prese con un viaggio di ritorno dal territorio alla città est, dopo un indagine di routine.
Bloccati in una città (Dust) da una tempesta di sabbia, vivranno un'avventura in stile Mad Max o Ken il Guerriero.
La storia in se è senza infamia e senza lode. Si lascia leggere piacevolmente ma niente di più.
Non resterà certo negli annali della serie.
La parte migliore sono i disegni dell'esordiente Rob Dakar Meli, di stampo supereroistico (influenza che si nota maggiormente nelle pose delle scene di combattimento collettivo) pur rimanendo nel rispetto della gabbia bonelliana.

Disegnatore esordiente anche per la seconda storia, Ivan Fiorelli. Forse meno d'impatto e più classico nello stile ma non per questo meno bravo e dettagliato di Meli.
Un po' ripetitivo nei campi lunghi raffiguranti l'Alfa Building. In tutte le vignette è inquadrato il retro del palazzo.
Io ho una teoria in proposito. Intanto, evitando di inquadrare il relitto di Urania si risparmia tempo nel disegnare.
Poi il bruttissimo restyling dell'Alfa Building ad opera di Antonio Serra, con quelle inguardabili piattaforme crea non pochi problemi di prospettiva per i disegnatori. Tanto più se esordienti.
Anche lo sceneggiatore è un esordiente: Davide Barzi. Autore anche lui, come Rigamonti, di una storia dagli spunti interessanti ma dal risultato finale senza troppe pretese.

Quindi un albo che strappa la sufficienza grazie ai due nuovi disegnatori che hanno talento (da affinare, ovviamente) e potenziale da valorizzare.
Ma che lascia ancora dubbiosi con questa nuova formula delle due storie brevi ad albo di cui non si capisce il senso.
Gli spunti buoni ci sono, come ho detto, ma vengono castrati in nome della velocità e della superficialità.
E' forse questo lo scopo del nuovo corso neveriano?
Adattarsi alle frivolezze dei tempi odierni?


mercoledì 19 giugno 2013

Segnali di fumo: Le Storie n° 9 - Mexican Standoff


Soggetto e sceneggiatura: Diego Cajelli
Disegni: Matteo Cremona
Copertina: Aldo Di Gennaro
Giugno 2013
Prezzo di copertina: € 3,50
Sergio Bonelli Editore

Arriva finalmente in edicola uno degli albi da me più attesi della collana "Le Storie".
Il racconto di questo mese porta la firma di Diego Cajelli (qui l'intervista rilasciatami nel gennaio scorso in cui si parla anche di questa storia) che, in questo mese di Giugno ha già piazzato un colpo vincente con l'esordio di Long Wei per l'Editoriale Aurea (qui la mia recensione). 

Chi ama un certo tipo di storie e un certo tipo di scrittura difficilmente può rimanere deluso da quest albo che rialza l'asticella della qualità della collana dopo qualche mese balbettante.
Banditi messicani iper violenti e senza scrupoli incrociano le loro strade con la leggenda urbana dell'area 51.
Una contaminazione che può sembrare un azzardo ma che avvince con un ritmo incalzante e con una coerenza narrativa che amalgama tutto alla perfezione.
Ho chiuso l'albo soddisfatto di aver finalmente letto una storia completa, perfettamente "calzata" nel proprio formato.
Per una volta non ho avuto l'impressione che la vicenda avesse bisogno di più pagine, ne che il brodo fosse eccessivamente allungato.
Cajelli, rispettoso del codice bonelliano, cavalca a briglie sciolte, sfornando una delle sue migliori prove di sempre.

Quando lessi il primo numero di David Murphy 911 della Panini Comics rimasi estasiato da Matteo Cremona, che scoprivo proprio grazie a quell'albo.
Il proseguo della miniserie vide un drastico calo nella qualità dei disegni.
Il talento c'era, senza ombra di dubbio, ma non oso immaginare con quali ritmi di lavoro e quali scadenze il buon Matteo portò a termine la miniserie.
La Bonelli, per fortuna, non è la Panini. I propri collaboratori lavorano con tempi diversi e il risultato si vede.
Disegni dinamici e dettagliati che rendono perfettamente le atmosfere "esagerate" della storia.

In copertina ennesima perla del maestro Di Gennaro.


martedì 18 giugno 2013

Segnali di fumo: The Walking Dead n° 8 - Io non vengo con voi


Soggetto e sceneggiatura: Robert Kirkman
Disegni e copertina: Charlie Adlard
Toni di grigio: Cliff Rathburn
Giugno 2013
(contiene The Walking Dead n° 29/32 del 2006 - Image Comics/Skybound)
Prezzo di copertina: € 2,90
Saldapress

Leggere "The Walking Dead" è sempre un'esperienza sconvolgente. E' come essere immersi in un frullatore gigante. Impossibile non uscirne tritati.

Questo numero 8 della ristampa da edicola della Saldapress (contenenti i numeri dal 29 al 32 della serie originale americana, pubblicati nell'anno 2006) non fa eccezione.
Con la scusa dell'apocalisse, degli zombie, ecc... Kirkman scava nell'animo umano, nella sua natura.
E a sconvolgere non sono tanto le (peraltro riuscitissime) scene forti di horror, splatter e violenza. Ma il fatto che le azioni dei personaggi sono le stesse che potremmo commettere noi in una situazione di tensione perenne.
Leggere "The Walking Dead" è come guardarsi in uno specchio che restituisce un nostro riflesso distorto.

Adlard ai disegni ha raggiunto la sua maturità stilistica. Il suo essere a tratti grottesco o nervoso, si sposa alla perfezione con le tematiche della serie.
Purtroppo lo stesso non gli riesce, al momento, con le copertine.

Simpatico l'editoriale di Zed sui giochi di società. Il quale per una volta, non se la prende con il fumetto italiano.

Infine, nota dolente, l'anticipazione del prossimo numero mostra che ci sarà un aumento del prezzo di ben € 0,40 centesimi. Si passerà dalle attuali € 2,90 a € 3,30.
I rumors parlavano di un discreto successo di questa ristampa da edicola, varata dalla Saldapress, facendo di "The Walking Dead" il successo bonellide dell'annata fumettistica.
Sicuramente non penso che la collana venda quanto un Bonelli però sono anche convinto che le spese di licenza siano inferiori alle spese di produzione.
Quindi come leggere questo aumento spropositato?
La serie naviga in cattive acque? (Non credo sarebbe arrivata a questo punto, se fosse così)
O siamo di fronte ad un atto speculativo? Con un prezzo di copertina che, stranamente si allinea con quello dell'ultimo arrivato in casa Bonelli, Dragonero?

venerdì 14 giugno 2013

Segnali di fumo: Dragonero n° 1 - Il sangue del drago


Soggetto e Sceneggiatura: Luca Enoch e Stefano Vietti
Disegni e Copertina: Giuseppe Matteoni
Mensile - Giugno 2013
Prezzo di copertina: € 3,30
Sergio Bonelli Editore

Giugno passerà alla storia come il mese dei draghi. Dopo l'esordio in Aurea della miniserie Long Wei (il cui primo numero si intitola "Il drago, appunto), arriva per la Bonelli "Dragonero", serie nata dal successo del romanzo a fumetti omonimo pubblicato dal medesimo editore, nel 2007.



Premetto che a me il fantasy non piace. O, sarebbe meglio dire, è un genere che non mi ha mai attratto e/o spinto a seguirlo e ad approfondirlo.
Infatti all'epoca non comprai il romanzo. In realtà non lo comprai anche perché era un periodo in cui spendevo un botto in fumetti e 9,00 € mi sembravano una cifra esagerata da aggiungere al budget.
Emerita stupidaggine perché se sugli scaffali di una qualsiasi libreria trovo un libro al suddetto prezzo, lo compro ritenendolo un ottimo affare.
Non capisco perché non ragionai con questa logica. Ma sto divagando. :P

Ho acquistato il numero 1 di "Dragonero" per tre motivi.
1) Una nuova serie Bonelli è sempre un evento e il primo si prova a prescindere (tranne casi estremi di autori che mi annoiano)
2) Il prezzo di copertina. Potrà sembrare un controsenso, visto che l'albo costa 0,40 € in più rispetto agli altri della casa editrice con il medesimo formato e uguale periodicità. Però ho pensato: la serie ha richiesto 3 anni di lavoro, un investimento non indifferente (visto anche il periodo di crisi globale che stiamo vivendo). Pertanto se la Bonelli ha stabilito in € 3,30 il prezzo per poter almeno pareggiare (secondo il venduto medio dei suoi albi) la cifra investita significa che i disegnatori avranno percepito un bel compenso, dovuto alla cura certosina che gli sarà stata richiesta per ogni singola vignetta. Di conseguenza al suo interno dovrei trovare una resa grafica straordinaria.
3) Stefano Vietti, (qui l'intervista rilasciatami lo scorso maggio) uno dei miei sceneggiatori preferiti da sempre.

Premesso questo, forse sbagliando, mi sono approcciato alla lettura con grandissime aspettative.
E sono rimasto altamente soddisfatto da ciò che ho letto.
Il racconto rappresenta la prima parte di una saga in quattro albi che deve introdurre la serie mettendo sullo stesso piano nuovi e vecchi lettori (dove per vecchi lettori intendo quelli che hanno letto il romanzo, ovviamente).
Quindi non posso dare un giudizio complessivo sulla storia in se, essendo solo agli inizi.
Posso dire però che non ho provato alcun disagio, ne mi sono sentito disperso. La vicenda parte sparata in medias res con un ritmo frenetico, poi tutto inizia a incastrarsi in un continuo rimbalzare tra flashback e presente.
Lo stile è dinamico e frizzante. E in ogni pagina si avverte la sensazione che i personaggi si muovono in un mondo verosimile, con delle regole specifiche nell'ambito della sospensione dell'incredulità.

Di Vietti ho già scritto sopra, quindi il mio giudizio potrà sembrare ai più poco obiettivo. Mentre di Enoch ho letto solo il numero 1 di Lilith (senza esserne particolarmente colpito). La sceneggiatura è ottima. Equilibrata e uniforme. Segno di una grande intesa e complicità tra i due autori.

Le tavole di Matteoni sono spettacolari. Mozzano il fiato nelle scene di azione e incantano nei momenti di "calma" con il perfetto connubio tra sintesi e dettaglio.
Forse la copertina è un po' deludente e anonima ma rientra nei canoni dei numeri 1 Bonelli, impostati in un certo modo.

Molto bella la grafica di copertina, con il titolo lucido in rilievo sul cartoncino. E ardita la scelta del frontespizio minimale. Al contrario della copertina, in controtendenza rispetto alla  tradizione della casa editrice.

Dicevo è impossibile dare un giudizio sulla storia perché mancano 3/4 di essa. Però ho chiuso l'albo con la voglia irrefrenabile di leggerne subito il seguito.

E adesso chi glielo dice a mia moglie che mi serve altro spazio in libreria? :P

giovedì 13 giugno 2013

Segnali di fumo: Dampyr n° 159 - La bestia del Gevaudan



Soggetto e Sceneggiatura: Andrea Artusi e Ivo Lombardo
Disegni: Andrea Del Campo con la collaborazione di Andrea Artusi
Copertina: Enea Riboldi
Mensile - Giugno 2013
Prezzo di copertina: € 2,90
Sergio Bonelli Editore

Dopo "Marea Rossa", la storia d'esordio pubblicata nel Maxi Dampyr del 2011, la coppia composta da Andrea Artusi e Ivo Lombardo approda sulla serie regolare dell'ammazzavampiri bonelliano.

Con loro l'esordiente (in Bonelli) Andrea Del Campo, altro talento proveniente da "John Doe".

"La bestia del Gevaudan" presenta gli stessi pregi e gli stessi difetti della già citata "Marea Rossa".
Incipit di partenza interessante, in bilico tra horror e fantascienza (in questo caso però ancorato ad una sottotrama che risale agli albori della serie, per l'esattezza al n° 10 "Casa di sangue"). Documentazione ineccepibile.
Però la vicenda si dipana in tutto l'albo con situazioni banali e prevedibili.
Il problema non sarebbe neanche questo. Ma la mancanza di pathos e coinvolgimento emotivo che si avverte in tutto il racconto, dove situazioni e reazioni dei personaggi si susseguono in maniera meccanica, sfiorando solo in superficie le personalità di Harlan o di comprimari come Angèlique e Araxe.
Purtroppo "Dampyr" quando non è scritto dal co creatore Boselli, qualche volta soffre di questi problemi, dove lo sceneggiatore di turno non riesce a calarsi appieno nelle tematiche e nelle atmosfere della serie.

Rimandato a Settembre, per usare un vecchio modo di dire scolastico, Del Campo.
Il suo tratto a mio parere, in certi punti ricorda troppo quello di Giuliano Piccininno. 
Linea chiara, classica e pulita. Nulla da dire. Ma senza quello spicchio di personalità che porta i disegnatori della serie a distinguersi l'uno dall'altro.
Molto confuse, invece le scene di azione.
Infine, piccolo appunto di continuity nerd, la caratterizzazione grafica di Angèlique (complice anche una pecca di sceneggiatura).
Non voglio fare paragoni con la sensuale figura dipinta da Alessio Fortunato nel numero precedente, ma vedere lo stesso personaggio a distanza di 30 giorni con i capelli corti stona in una serie che ha fatto proprio della continuity un suo fiore all'occhiello.
Sono stupidaggini nel quadro complessivo della storia, ma un dialogo con dei complimenti per il nuovo look da parte di Harlan sarebbe stato simpatico.

Molto belle le sequenze in flashback, disegnate da Andrea Artusi. Il distacco di stile con le tavole di Del Campo è netto e credo voluto. Una scelta stonata secondo me perchè non riesce a donare un'atmosfera precisa al racconto.
Ma, ripeto prese singolarmente le tavole sono stupende.

Copertina strana. Ad occhio presenta una colorazione differente. Soggetto stra-abusato nella serie (Harlan a figura intera, pistola alla mano con la minaccia di turno alle spalle) con Riboldi che disegna i capelli in maniera diversa. Forse, mi si permetta la battuta, la giornata era umida, capita anche a me ehehehehehehehehe.

Confezione come sempre impeccabile, un dato da sottolineare ed elogiare visto cosa propinano altri editori.


domenica 9 giugno 2013

Segnali di fumo: Long Wei n° 1 (di 12) - "Il Drago"

Soggetto e sceneggiatura: Diego Cajelli
Disegni: Luca Genovese
Copertina: Lorenzo LRNZ Ceccotti
Mensile - Giugno 2013
Prezzo di copertina: € 3,00
Aurea Editoriale



"Il drago arrivò in un giorno di pioggia"... e infatti l'ho comprato in un giorno in cui ha piovuto a più non posso :P

Con questo post inauguro una nuova rubrica di recensioni fumettistiche dal titolo: "Segnali di fumo".

Piccola premessa. Non sono un giornalista, ne un critico. Così come succede per le interviste, anche queste recensioni saranno frutto solo ed esclusivamente della mia passione per i fumetti.
Ci saranno elogi, ci saranno critiche. Ma senza sudditanza psicologica o malafede verso o nei confronti di qualcuno.

L'onore e/o l'onere del debutto spetta proprio ad un debuttante (mi si perdoni il gioco di parole) nel mondo delle nuvole parlante nostrane: Long Wei.

Il personaggio, sviluppato da Diego Cajelli (qui trovate l'intervista rilasciatami nel gennaio scorso) e Luca Genovese, da un'idea di Enzo Marino e Roberto Recchioni, nasce per colmare lo slot rimasto vacante nel carnet dell'Aurea Editoriale , dopo la conclusione di John Doe.

E proprio i due sviluppatori della serie sono gli autori di questo numero 1, il cui biglietto da visita è la copertina di Lorenzo LRNZ Ceccotti.

Già da essa si intuisce che siamo di fronte al tentativo di proporre qualcosa di diverso nel panorama del fumetto italiano formato bonellide.

Lo stile del disegno cinetico, contornato da una grafica dai colori accesi, nonché la durezza dello stesso cartoncino della copertina sono un chiaro richiamo ai manga.
Personalmente, non essendo amante della categoria (diciamo così), la cosa non mi fa impazzire. Ma non mi crea alcun disturbo.
L'unica difficoltà sta proprio nel dover piegare il suddetto cartoncino per accingersi alla lettura.
Comunque, gusti a parte, la copertina svolge alla grande il suo compito: quello di farsi notare nella miriade di bonellidi presenti nelle fustellerie delle edicole.

Raccontare la trama sarebbe inutile e deleterio perché sminuirebbe lo splendido lavoro di Cajelli e Genovese; lo straordinario linguaggio che hanno adottato per raccontare la loro storia.
Ciò conferma una mia teoria: Cajeli è un ottimo autore di genere che non ha ancora espresso pienamente il suo potenziale. Long Wei è l'occasione della sua carriera per dimostrare totalmente le sue doti.
Tornando all'albo in questione, rappresenta il perfetto connubio di complicità tra sceneggiatore e disegnatore.
Le tavole riescono a portare su carta l'adrenalina delle scene di azione dei film di kung fu.
I dialoghi con la giusta dose di quotidianità e ironia danno un tono consono, senza che la storia si prenda troppo sul serio.

SPOILER Tocco di classe la struttura circolare del racconto, con Long Wei che nel finale vive nella realtà la stessa situazione che l'attore recita nella finzione nelle prime pagine.
Il tocco di classe sta nelle tavole che si ripetono con identica scansione delle vignette. FINE SPOILER

Grande prova di Genovese che dimostra tutta la sua versatilità.
I lettori Aurea abituati a vederlo alle prese con lo stile realistico adoperato in John Doe rimarranno sorpresi dagli splendidi disegni, stentando a riconoscere la stessa superba mano.

Tutto ok quindi? Assolutamente no!
Cosa manca a quest'albo per essere considerato un grande esordio? La confezione.
Dopo lo scempio perpetrato nella quarta stagione di John Doe, avevo promesso a me stesso di non comprare mai più un bonellide Aurea.
Ma la stima verso gli autori coinvolti e l'interesse verso il progetto hanno avuto la meglio.
Purtroppo i miei timori non sono stati smentiti. La qualità è a dir poco scadente.
Della copertina ho già detto. All'interno le pagine sono trasparenti. Su ogni tavola si vedono i segni di quella che seguirà.
Inoltre su alcune pagine ci sono delle inspiegabili macchie gialle.
Applaudo il coraggio di proporre qualcosa di nuovo ma non capisco il motivo perché si fa di tutto per non valorizzare il materiale artistico (inteso come autori e opera) a propria disposizione.
Capisco l'appello di Roberto Recchioni sul destino dei bonellidi in Italia ma se un certo tipo di prodotto sta morendo non è solo colpa dei distributori.