lunedì 21 ottobre 2013

Segnali di fumo: Orfani n° 1 Piccoli spaventati guerrieri


Soggetto e sceneggiatura: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari
Colori: Annalisa Leoni e Lorenzo De Felici
Copertina: Massimo Carnevale
Prezzo di copertina: € 4,50
Ottobre 2013
Sergio Bonelli Editore

Tanto tuonò che piovve!!!
"Orfani" è finalmente giunto in edicola. La serie più attesa dell'anno, del decennio forse, che ha le potenzialità per segnare uno spartiacque nel mondo del fumetto popolare italiano come lo sono stati Tex, Diabolik, Dylan Dog e Nathan Never nella loro epoca (e sapete cosa dico? ci metto pure John Doe in questa lista).
Sto esagerando? L'ho sparata grossa? Forse. Ma i presupposti per un qualcosa di nuovo, che scardini le vecchie regole, ci stanno tutti.
Non è caso che tre dei cinque autori coinvolti nella realizzazione di questo primo numero (di 12) della nuova miniserie Bonelli, dieci anni fa erano gli stessi del primo numero del sopra citato John Doe.
Orfani è la prosecuzione di un discorso autorale intrapreso da Roberto Recchioni che sta scandendo le tappe della sua carriera. Un percorso il cui obiettivo è raccontare buone storie in modo nuovo, o sarebbe meglio dire diverso, arricchendo i ritmi e i canoni della narrazione seriale.
E non solo. Tentare di fare un buon lavoro non basta. La fatica raddoppia perché Recchioni sta tentando di scardinare anche i canonici canali di promozione Bonelli (e del fumetto italiano in generale), cercando di far arrivare il proprio prodotto in mano a quel target che ha perso di vista il mondo del fumetto o non ci si è mai avvicinato.
Ed ecco nascere le partnership con Multiplayer e Bao.
Io non ho la sfera di cristallo e non so quali risultati produrrà questo sforzo. Ma nel frattempo applaudo il tentativo fortemente professionale, dove nulla è lasciato al caso.

Ma veniamo alla sostanza: il fumetto.
Creare hype intorno ad un'opera può avere un effetto boomerang perché più sono alte le aspettative, più è alto il rischio che le stesse possano essere deluse.
Per quanto mi riguarda posso dire di essere rimasto completamente soddisfatto e sono invogliato nella prosecuzione.
Ho preso l'albo, da buon feticista ne ho annusato l'odore fresco di stampa e mi sono gettato nella lettura.
"Piccoli spaventati guerrieri" è una buona storia, raccontata in maniera dinamica e moderna. Usa in maniera ottima i mezzi propri del fumetto come le didascalie ma, allo stesso tempo è figlia di un modo di narrare per immagini, senza dialoghi che ribadiscono ciò che la vignetta già mostra chiaramente.
Ciò, al contrario di quello che si possa pensare, richiede un lavoro alla sceneggiatura ancora più faticoso ed è possibile solo se tra scrittore e disegnatore c'è una grande intesa.
E c'è, in maniera fortissima. Recchioni è un narratore di razza ma Mammucari non è da meno con il suo stile essenziale, diretto, spettacolare nella sostanza ma rispettoso nella forma della classica gabbia bonelliana, pur concedendosi qualche piacevole variazione.
La storia è puramente introduttiva sia chiaro e non bombarda il lettore con troppe informazioni. Anzi lavora di sottrazione. Pone domande, dubbi, invoglia nella prosecuzione della lettura.
Vincente la scelta della struttura che si dipana su due piani temporali, mostrandoci nella prima metà il passato degli orfani e nella seconda metà il presente. Struttura che verrà mantenuta per tutto il periodo della miniserie.
I personaggi al momento sembrano rispettare determinati archetipi ma il battage pubblicitario annuncia che nulla è come sembra e, personalmente mi siedo comodo in poltrona pronto ad essere emozionato e stupito.
Ovviamente non mancano citazioni o richiami, marchio di fabbrica dello stile di Recchioni. Ma ridurre la lettura dell'albo ad una mera caccia a questo o a quello sarebbe riduttivo per il grosso sforzo degli autori e dell'editore.
E comunque il Rrobe ci viene incontro con un interessantissimo post sul suo blog sui retroscena di questo primo numero.

E poi c'è il colore! Anche qui promessa mantenuta. Orfani non è un fumetto colorato ma un fumetto a colori, cioè è pensato per essere a colori, essi sono parte integrante della narrazione.
La resa è ottima e soprattutto ha una sua personalità che scandisce i vari momenti della storia e i vari passaggi emozionali.
Il mio timore maggiore era che la classica carta bonelliana potesse non essere all'altezza. Timore completamente sparito appena ho letto l'albo.

Infine la copertina di Massimo Carnevale. Sarò sincero, quando l'ho vista la prima volta in anteprima sul sito Bonelli non mi aveva detto un granché. Dal vivo mi ha fatto tutto un'altro effetto. Ma è leggendo la storia che il mio giudizio sale alle stelle e assegna il voto massimo al buon Massimo :P.

Vogliamo proprio trovare un difetto? Il frontespizio. Mi aspettavo qualcosa di più elaborato. E la grafica non mi convince molto. Sia il logo della testata che la quarta di copertina con l'anteprima del prossimo numero.

Ma sono sciocchezze in un quadro generale che mi ha ampiamente soddisfatto. Ora però cercherò di moderarmi perché ero entusiasta anche de "Le Storie" e di "Dragonero" per poi dovermi ricredere fin troppo presto.
Spero con tutto il cuore che non mi accada lo stesso con "Orfani".

Ultimo appunto il prezzo. Spero che non rappresenti una barriera nella mentalità del lettore medio. € 4,50 possono sembrare troppi per un "semplice" fumetto (mi sto mordendo la lingua mentre lo sto dicendo) ma è in perfetta linea con il prezzo di altri prodotti a colori (pensiamo ai fumetti di super eroi ad esempio) presentando più pagine e sopratutto un'opera non importata da un'altro paese ma prodotta qui da noi da uno staff di tutto rispetto che ci lavora sopra da quattro anni. Chi legge queste righe e non ha ancora acquistato il prodotto a causa del prezzo, rifletta su queste mie parole.

Ps ho già un mio personaggio preferito: la mocciosa :)

N.B. Copyright delle immagini degli aventi diritto



1 commento:

  1. Condivido quello che hai scritto del resto, come ti avevo detto anche io l'ho ritenuto un buon prodotto, anche se non affermo ancora che sia anche un buon fumetto, perchè è solo il primo numero di una miniserie composta da due "stagioni" di 12 numeri ciascuno. Come ti ho detto non mi è piaciuta la seconda parte della storia in quanto troppo "militaresca", mentre ho apprezzo maggiormente la prima parte perché è nettamente più intrigante e in un certo senso anche subdola. Mi piace il personaggio femminile della professoressa (direi psicologa da quanto posso intuire). Come ti ho detto mi ha fatto riflettere la sua frase <>. Parole ovviamente che penetrano nel mio subconscio in quanto ho vissuto io stesso esperienze che per altri sono al "limite del limite" in cui ho dovuto faticare molto per non soccombere vivendo la fine del "mio mondo", nel fumetto invece i personaggi devono affrontare i traumi della fine del mondo, o meglio, della fine della società umana sconvolta da una guerra contro misteriosi extraterrestri, tema banale, ma sempre funzionale, perchè gli alieni rappresentano, nello stereotipo collettivo, le paure dell'uomo moderno: sono misteriosi, sicuramente crudeli e molto più avanzati sia scientificamente che mentalmente degli umani e quindi sono l'elemento catartico della parte più brutale ed infida dell'animo umano. Gli alieni sono una rappresentazione di un'umanità fredda e calcolatrice, che ambisce al potere ed alla sottomissione delle razze inferiori. E purtroppo questa rappresentazione incute timore e funziona sempre proprio perchè l'essere umano è anche questo. Tornando al fumetto: sul fatto della scelta del colore è stata una vera rivoluzione in casa Bonelli perchè si sà che il bianco & nero è il marchio di fabbrica della casa editrice, anche se negli anni si è avvicinata sempre di più al colore oltre che per "festeggiare" i numeri 100 delle varie collane, anche in albi speciali come appunto il Dylan Dog Color Fest (e pochi altri). Oltre ad essere una novità in questo caso il colore serve come accompagnatore delle scene più crude (con tonalità più cupe) e delle scene più tranquille (con tonalità più chiare, più solari appunto). Per quel che riguarda la copertina a me è piaciuta, anche se forse non trasmette la plasticità dei disegni all'interno del fumetto. Sui personaggi non dico nulla perchè li trovo un po' troppo all'americana e il loro look mi ricorda quello dei power rangers o dei winspector (non so se li rammenti...). Per quel che riguarda il prezzo non so che dire, sicuramente è caro se ci basiamo ai prezzi convertiti da euro a lire, ma non siamo più nel 2002 e non possiamo più ragionare così. Quindi lo ritengo un prezzo onesto, che chi è veramente appassionato spende volentieri, tanto chi non ha la passione non compra di certo questo albo. Concludo qui, Ciao!

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