venerdì 4 ottobre 2013

Segnali di fumo: Dragonero Nn. 2/4





Nn. 2/4
Soggetto e sceneggiatura: Luca Enoch e Stefano Vietti
Disegni: Giuseppe Matteoni e Luca Malisan
Copertine: Giuseppe Matteoni
Luglio/ Settembre 2013
Prezzo di copertina: € 3,30 cad.
Sergio Bonelli Editore

Dopo la recensione del primo numero in cui con toni entusiasti esaltavo il lavoro del trio Enoch, Vietti e Matteoni, ho deciso di aspettare la fine della tetralogia iniziale per esprimere un giudizio su Dragonero.
E scrivere queste righe mi costa molta fatica per il rispetto e la stima che provo verso Stefano Vietti e i suoi lavori che mi hanno sempre entusiasmato ed emozionato.
Purtroppo, per me, Dragonero rappresenta l'eccezione che conferma la regola.

All'entusiasmo del primo numero ha fatto seguito la conferma del secondo (il segreto degli alchimisti) in cui la struttura del racconto continuava ad alternare sequenze in flashback ad altre ambientate nel presente con ritmo sobrio e sostenuto, accompagnate dalle sempre superbe tavole di Matteoni.

Poi con il terzo albo (gli impuri) qualcosa si è rotto. Le sequenze flashback sono terminate e la linea temporale da seguire è stata solo il presente.
Qui è iniziata a sorgere la noia. I siparietti tra l'orco Gmor e l'elfa Sera sono diventati ridondanti e fastidiosi. 
Le vicende hanno perso equilibrio. Laddove necessitavano un'approfondimento sono state trattate con troppa velocità. Altre invece che avrebbero richiesto un ritmo più veloce hanno dato l'impressione di brodo allungato.
Ma non mi sono arreso. In tutte le saghe i capitoli centrali di norma sono i più lenti perché servono a tirare la volata a grandi finali, quindi avevo preventivato un calo sotto questo punto di vista.

Ma il quarto albo (la fortezza oscura) ha definitivamente fatto abbassare il mio gradimento dell'intera vicenda.
Un finale senza pathos dove come lettore sono stato preso per mano e mi è stato spiegato tutto per filo e per segno, ogni dettaglio in ogni singola vignetta.
L'identità delle due nemesi era si scontata (però non era nelle intenzioni degli autori renderla un mistero) ma le motivazioni dietro le loro azioni si sono rivelate banali ed effimere per giustificare tutto l'astruso complotto ordito.
A coronare il tutto c'è stato il loro comportamento nella battaglia finale con voltafaccia repentini e senza logica.

Arrivato alla parola fine non ho sentito l'impulso di continuare nell'acquisto della serie. Ed ho iniziato a dubitare di me stesso perché non sono mai stato un amante del fantasy ne sono mai stato attratto da elfi, orchi, maghi e stregoni (per dirvela dopo 30 minuti dell'hobbit già dormivo per la noia :P). Quindi ho pensato che il problema fosse mio, della mia incapacità di relazionarmi con i topos di un genere ben determinati.

Un vero peccato perché mentre sul lato della scrittura ho assistito ad una parabola discendente, sul versante grafico ho registrato l'esatto opposto.
A partire dalle copertine. L'insipida cover del primo albo ha lasciato spazio a 3 illustrazioni accattivanti di Matteoni.
Il quale si è caricato sulle spalle tre albi e mezzo infarcendo le tavole di inquadrature strepitose e dettagli che ti costringevano a rileggere gli albi per riammirare il lavoro svolto.
Il buon Giuseppe, causa infortunio, non ha potuto completare la saga e nella seconda metà del quarto albo è arrivato Luca Malisan.
Pur notando lo stacco netto dei due stili, la qualità non ne ha risentito affatto e anche qui ho ammirato tavole stupende.
Ma del resto, viste le varie preview in rete e i nomi coinvolti, graficamente Dragonero si è confermato un fumetto da paura. Roba da far tremare i polsi e far impallidire gli staff di Tex e Dampyr.
Però non mi bastano solo i disegni. Mi serve la storia, la sostanza. E su questo punto tra me e Dragonero non c'è stato feeling.


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